A 60 anni a Roccascalegna si ricorda la tragedia di "Fontacciano"

11 Maggio 2016   09:34  

 Nel sessantesimo della Tragedia di "Fontacciano" di Roccascalegna (Chieti) e' doveroso ricordare i sei operai che vi persero la vita.

Lo scrive, in una nota, Geremia Mancini presidente onorario dell'associazione culturale "Ambasciatori della fame".

"Erano le 12,45 del 12 maggio del 1956 - ricostruisce Mancini - quando all'interno della galleria in localita' Fontacciano dove si lavorava per la costruzione della Centrale Idroelettrica del Sangro Aventino (lavori dati in concessione all'ACEA di Roma che venivano eseguiti dalla ditta 'Volpe') scoppio' l'inferno.

Una paurosa esplosione causata da una fuoruscita di gas provoco' il crollo di una galleria.

Gli operai si trovavano a circa meta' del secondo braccio quando improvvisamente avvenne la tragedia.

Per la violenza dello scoppio gli operai vennero scagliati contro le pareti mentre l'abbondante terriccio staccatosi dalla volta li seppelli'.

Il disastro avvenne circa un'ora prima dell'inizio dell'ultimo turno. La penultima squadra composta di sette minatori, stava addentrandosi nella galleria a forma di 'T'.

Uno solo dei sette minatori, Lorenzo Fiorillo, si salvo' perche', questa fu la sua fortuna, venne scagliato quasi al punto di biforcazione del tunnel.

Il povero Fiorillo, contuso ed ustionato riusci' comunque a raggiungere l'imbocco della galleria per lanciare l'allarme e chiedere soccorso. Subito dopo perse i sensi.

Il primo ad intervenire fu l'ingegnere Borrione che si precipito', coraggiosamente, all'interno della galleria seguito, dopo poco, da altri minatori.

Ma l'ingegnere dopo aver raggiunto il primo cadavere svenne per le forti esalazioni di gas ancora presenti. Fu lanciato l'allarme e arrivarono, da ogni parte, i Vigile del Fuoco. Uno di loro, Antonio D'Alonzo, rischio' di soffocare.

Il recupero delle salme fu particolare difficile e lungo. Intanto fuori dalla galleria si udivano le strazianti e disperate grida dei familiari.

Alla fine si contarono, purtroppo, ben sei vittime: Agostino Cipressi (di anni 47) di Manoppello; Vincenzo Di Giovannangelo (27 anni) di Roccascalegna; Giovanni Mattioli (di anni 36) di Ripa Teatina; Emilio Sparvoli (26 anni) di Pievefavera frazione di Caldarola (Macerata); Domenico Di Bartolomeo (di anni 47) di Manoppello; Antonio Persoglio (di anni 19) di Roccascalegna.

Il 5 giugno del 1956 l'on. Raffaele Sciorilli Borrelli di Atessa - prosegue Mancini - presento' una circostanziata interrogazione che suonava come un duro 'J'accuse' verso la proprieta' e le istituzioni responsabili.

Come sempre, purtroppo, solo dopo pochi giorni sulla tragedia di Roccascalegna - osserva il presidente onorario dell'associazione Ambasciatori della fame - scese la vergognosa 'nebbia della dimenticanza'.

Naturalmente nessun colpevole se non, come sempre, la 'tragica fatalita'. Mentre si sapeva con certezza che gia', piu' volte, vi erano stati episodi che avrebbero dovuto e potuto allarmare.

Negli anni questa vicenda e' stata consegnata al dolore e al ricordo dei familiari. Il solo comune di Roccascalegna si e' fatto, meritoriamente, carico di onorare quei morti.

Occorre, invece, che vicende come queste entrino di diritto nella memoria condivisa di un Paese. Tutti i giornali dell'epoca - ricorda infine Mancini - su pagina nazionale riportarono importanti articoli.


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