Abbateggio: rivive l’archeologia a Valle Giumentina.

26 Settembre 2012   12:19  

Sessant’anni dopo gli scavi del Prof. Antonio Mario Radmilli, nella località di Valle Giumentina del Comune di Abbateggio sono state ravviate ricerche archeologiche. Perché Valle Giumentina, un sito di incredibile bellezza, affonda le sue origini al paleolitico.

Nel mese di settembre, una squadra composta da archeologi, specialisti in Paleolitico, geologi e paleontologi ha ripreso le ricerche per ricostruire la presenza dell’uomo durante gli ultimi 300.000 anni. La registrazione continua della sua presenza per un intervallo di tempo cosi ampio fa della Valle Giumentina un sito di estrema importanza ed interesse al livello europeo per la rarità della qualità di conservazione

Valle Giumentina è una piccola valle sospesa a circa 800 m di quota, un tempo occupata da un lago. Nei sedimenti di questo lago, oggi di circa 40 metri di spessore, si rivengono sette livelli archeologici con manufatti in pietra riferiti a gruppi umani neandertaliani.

Questi gruppi frequentavano le sponde del lago Giumentina per cacciare gli animali e scheggiare la pietra. La lunga sequenza di sedimenti contiene pollini, molluschi e altri organismi che testimoniano le vicissitudini del clima e dell’ambiente nel tempo.

Dall’unione degli studi geologici, archeologici e paleontologici si potrà risalire alla vita dei nostri antenati. L’eccezionalità della durata della frequentazione umana permetterà di ricostruire l’evoluzione sociale ed economica dell’uomo nel Paleolitico.

Uno degli ultimi sondaggi effettuati a 45 metri, verrà analizzato e studiato in laboratori specializzati dell’Università di Pisa e Parigi.

Il progetto, sviluppato in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo e realizzato grazie al sostegno fornito da: Comune di Abbateggio, Parco Nazionale della Majella, Museo delle Genti d’Abruzzo, Archeoclub di Pescara, Comune di Caramanico e dalla Comunità Montana Montagna Pescarese, è stato finanziato dall’Ecole francaise de Rome, dall’Institut national de recherches archèologiques prevèntives (Inrap) francese e dalla Fondazione Pescara-Abruzzo

Il lavoro sul campo coinvolgerà una decina di persone per circa un mese e sicuramente saranno rinvenuti grande quantitativi di reperti archeologici e di dati paleoambientali che saranno oggetto di lunghe e approfondite ricerche specialistiche di laboratorio.

L’Equipe di ricerca è composta dagli archeologi Elisa Nicoud (Membro dell’EFR), Daniele Aureli (Università di Siena/Parigi) e Marina Pagli (Università di Parigi) e da geologi e paleontologi Giovanni Boschian (Università di Pisa), Valentina Villa (Università di Parigi, Università di Pisa), Silvano Agostini (Soprintendenza di Chieti), Jean-Philippe Degeai (CNRS Parigi), Christine Chaussè (INRAP), Catherine Kuzucuoglu (CNRS Parigi), Paolo Mazza (Università di Firenze) e Fabio Fusco (Pescara). 


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