Abruzzo in recessione, nel 2013 si rischia una disoccupazione record

I numeri del Rapporto Cresa 2012

19 Marzo 2013   13:04  

Un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal Cresa e relativo alla congiuntura economica in Abruzzo aggiornata quarto trimestre del 2012.

Cominciamo dal commercio dove si registra una flessione delle vendite rispetto il 2011 del 9,2% e l'occupazione scende ne settore del 3,4%.

La recessione, perché di recessione bisogna parlare, colpisce in particolare la piccola distribuzione.

Segna una ulteriore battuta di arresto il settore manifatturiero, chiudendo l'anno con un -5,6%.

E anche qui pesanti le ripercussioni sull'occupazione, che cala del 2,8%.

Licenziamenti nel settore dell'edilizia, dove gli addetti contiamo a calare, questa volta del 7%.

Dal rapporto emerge poi che le previsioni per il 2013 non sono affatto lusinghiere.

Occorre dunque intervenire come si può e con urgenza per far fronte alla crisi e frenare una disoccupazione che rischia di sfondare la percentuale del 12%.

Tra i maggiori fattori di criticità che la politica può ed anzi deve risolvere è quello dell'accesso al credito, il ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione, mediamente 180 giorni rispetto i 30 previsti dalla legge, una pressione fiscale insopportabile che supera il 60%.

Al nostro microfono il presidente del Cresa Lorenzo Santilli e il direttore   Francesco Prosperococco.

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LA SINTESI

Le indagini congiunturali del Cresa sui settori manifatturiero, edile e commerciale mostrano in maniera inequivocabile che nel corso del 2012 l'economia regionale ha subito un'ulteriore recessione.

Tra i maggiori fattori di criticita'  si contano la difficolta' ed onerosita' dell'accesso al credito, i ritardi nei tempi di pagamento della PA, mediamente 180 giorni contro i 30 stabiliti per legge che ha portato ad un credito da parte del sistema delle imprese di circa 70 miliardi a livello nazionale con conseguente fallimento di molte di esse, e il livello della pressione fiscale che supera il 60%".

L'aggravarsi della situazione finanziaria delle imprese, il crescente aumento delle spese per gli adempimenti amministrativi, la contrazione dei consumi, della produzione e dei livelli occupazionali hanno portato l'Abruzzo ad accumulare un tale ritardo da non essere piu' prorogabile l'adozione di misure pubbliche che, sostenendo investimenti e consumi, interrompano una fase particolarmente negativa.

L'indagine sul comparto manifatturiero regionale, e' stata condotta su un campione di 420 imprese con almeno 10 addetti. Le informazioni disponibili confermano la flessione in atto a partire dall'inizio dell'anno scorso.

 

Nel periodo ottobre-dicembre si e' registrato infatti un ulteriore calo della produzione (-5,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

Il leggero rimbalzo congiunturale (1,7%) e' scaturito, soprattutto, dal buon risultato di fine anno dei mezzi di trasporto e della metalmeccanica.

Rispetto all'intero 2011 la produzione manifatturiera ha mostrato, complessivamente, una riduzione del 5,6%.

Il calo della produzione ha interessato principalmente le piccole imprese (10-49 addetti) e quelle di maggiori dimensioni (piu' di 250 addetti) con una diminuzione, rispettivamente del 7,6% e 8,2%.

Fra i settori, il calo tendenziale piu' marcato riguarda i minerali non metalliferi, i mezzi di trasporto e la metalmeccanica. Segnali positivi giungono dal solo comparto alimentare, bevande e tabacco (+1%).

Dopo il recupero del biennio 2010- 2011, gli ordinativi interni e quelli provenienti dai mercati esteri sono tornati a flettere.

Questo scenario non offre praticamente segnali di una possibile futura inversione del ciclo; se ne trova conferma nelle aspettative a breve degli imprenditori, caratterizzate da un'intonazione decisamente negativa, che eguaglia i livelli del 2009.

Le aspettative per i prossimi sei mesi - a giudizio del Cresa - sono negative, particolarmente per le piccole imprese. Tra le grandi aziende prevalgono, al contrario, aspettative di crescita di produzione e, soprattutto, fatturato

 

Negli ultimi anni l'edilizia sta vivendo in Italia una crisi preoccupante evidenziata dal calo della produzione in tutti i comparti ad eccezione della riqualificazione del patrimonio abitativo esistente.

Di conseguenza sono diminuite le imprese attive e le nuove aperture mentre sono aumentate le cancellazioni.

In Abruzzo nel 2012 sono stati rilevati, rispetto ai risultati nazionali, un maggior calo delle imprese attive e un maggiore aumento delle cancellazioni, accompagnati da un aumento delle nuove iscrizioni (in Italia sono diminuite) probabilmente legato alle prospettive future connesse alla ricostruzione post sisma.

Le risposte dei 179 imprenditori edili intervistati dal Cresa segnalano risultati meno gravi di quelli nazionali.

Va precisato che non si tratta di un effettivo miglioramento quanto del recupero dell'andamento in calo registrato dall'indagine del Cresa a partire dal giugno 2010, ben due anni dopo l'inizio della crisi risalente al 2008.

Sia a livello congiunturale che tendenziale, produzione, commesse e fatturato vedono risultati generalmente positivi (ad eccezione del calo tendenziale della produzione pari a -0,5%), i costi di produzione aumentano e l'occupazione vede un momento molto problematico con diminuzioni quasi sempre a due cifre.

Le piccole imprese (6-9 addetti) hanno registrato aumenti del fatturato, diminuzioni delle commesse e andamenti peggiori del totale delle imprese sia per l'occupazione che per i costi di produzione.

Le imprese medie (10-49 addetti) hanno mostrato un aumento di produzione e fatturato accompagnato dal calo dell'occupazione e dall'incremento dei costi.

Le grandi imprese (oltre 50 addetti) mostrano per commesse, occupazione e costi andamenti migliori del totale delle imprese e sono le uniche a far registrare aspettative di crescita per i prossimi sei mesi.

L’indagine ha riguardato poi 674 imprese del commercio al dettaglio, della grande distribuzione e dei pubblici esercizi con almeno 3 addetti, ad esclusione del commercio all’ingrosso e del commercio e riparazione di automobili.

I dati confermano il permanere di una situazione di criticità, evidenziata già nel primo semestre dell’anno. Nel confronto con il periodo gennaio-giugno 2012, a fronte di prezzi di vendita sostanzialmente stabili (+0,2%), le vendite e l’occupazione continuano a far registrare decrementi (rispettivamente -6,4% e -0,8%), i costi totali un rialzo (+4,8%).

Peggiore è la situazione nel confronto con il secondo semestre dell’anno precedente: se i prezzi di vendita mostrano un incremento dello 0,8%, le vendite si contraggono dell’8,2%, l’occupazione del 2,6%, i costi totali aumentano del 5,1%, quelli di approvvigionamento del 3,6%.

La grande distribuzione, in grado di attivare economie di scala, mostra l’andamento meno negativo, i pubblici esercizi, fornitori di servizi ai quali più facilmente si può rinunciare in tempo di crisi, il peggiore.

Prevalgono timori per la tenuta degli attuali livelli delle vendite e dell’occupazione. Le indicazioni meno pessimistiche provengono dal commercio al dettaglio.

 

 


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