Abruzzo24ore: facciamo risparmiare quasi 15mila € alla Protezione Civile, ma finiamo in Tribunale

Container autocostruito a spese dell'azienda

22 Febbraio 2012   07:24  

Ad un mese dal nostro appello per la solidarietà nulla si è mosso, il reato contestato resta (abusivismo), la tanta solidarietà si manifesta solo a parole, noi restiamo soli, vittime della nostra dannata consapevolezza di non voler pesare sulle casse pubbliche.

Già, perchè a quasi 30 giorni dal nostro articolo/denuncia un'altra testata abruzzese, guarda caso il servizio pubblico, riprende la nostra storia.

E' Umberto Braccili un collega ed amico che viene in redazione per "capire cosa è successo" e dare risalto ad una storia che, per una volta non raccontiamo soltanto, ma viviamo sulla nostra pelle.

Una storia di orgoglio, quello vero aquilano, sacrificio, quello di padri e madri oltre che di cittadini veri, una storia di coscienza collettiva.

Questa è la nostra storia del dopo terremoto, noi piccoli giornalisti che rifiutiamo più volte i tanti container che ci proponeva la Protezione Civile, ma non per snobbismo, quello no.

Noi quei container volevamo fossero usati per le vere emergenze, per l'ospedale, i servizi, per la gente, noi potevamo cavarcela anche da soli, sostenendo delle spese, facendo doppi turni, ma potevamo farcela.

Oggi capiamo perchè eravamo e siamo scomodi al sistema, parrà strano che noi, giornalisti, siamo stati così ingenui.

Quei container offerti erano un business senza pari per i proprietari degli stessi e per la Protezione Civile.

Quei container costavano 26 euro a metroquadro che per i 30 metri a noi indispensabili si traducevano in quasi 15mila euro sulle spalle dello Stato, nelle tasche della Protezione Civile (quindi in quelle del contribuente).

L'errore è stato quello di credere di essere virtuosi nel contenere le spese, al contrario quelle spese andavano fatte, quei soldi scialacquati!

Oggi ce la fanno pagare sul filo del diritto, siamo in torto e chiederemo la clemenza della Corte, chiederemo un occhio di riguardo, chiederemo quello che 3 anni fa pensavamo fosse un nostro diritto, ma in uno Stato impazzito spesso il giusto viene capovolto e tanto somiglia al disonesto.

Grazie a Umberto, alla Rai che con la sua rubrica fa servizio pubblico, peccato sia così breve, sintomo anche questo di uno Stato capovolto.


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