Accoglienza migranti, L'Arci L'Aquila, il 30% dei ragazzi accolti si sono integrati nel territorio

24 Giugno 2016   10:40  

Il Comitato Territoriale Arci L’Aquila, ente gestore dei progetti SPRAR del Comune di L’Aquila e di Pizzoli tiene a precisare, rispetto alle inesattezze presenti nell’articolo del 23/06/2016 che riporta le dichiarazioni del sign. Malafoglia, che la nostra Associazione nel Bando emesso dalla Prefettura di L’Aquila a fine 2015 è risultata assegnataria dei soli 16 posti che erano stati richiesti da offerta progettuale.

Progetto valutato con un ottimo punteggio rispetto alla qualità dei servizi offerti e con una offerta economica tra le più basse. Precisazione importante perché siamo convinti che lavorando con piccoli numeri si riesce a effettuare concreti percorsi di interazione con la cittadinanza che in alcuni casi si concretizzano in percorsi di integrazione vera e propria.

Ci piacerebbe sapere poi, al di la delle motivazioni ideologiche opinabili che vanno contro il diritto internazionale, quali sono i dati, le esperienze, le conoscenze, per cui si sentenzia che “L’Aquila allo stato attuale è una città inadatta ad accogliere i migranti a causa dello stato in cui versano le strutture ed in tessuto sociale”.  

Nella esperienza che Arci L’Aquila gestisce, dal 2011 ad oggi circa il 30 % dei ragazzi che sono stati ospitati nei progetti SPRAR sono riusciti a concretizzare un percorso di integrazione trovando un regolare lavoro e una casa in affitto.

Alcuni di loro, ben 4, ad oggi lavorano a Castel del Monte andando anche a ripopolare uno di quei borghi più belli di Italia dove però ad oggi sempre meno italiani vogliono vivere.

Il fenomeno dell’immigrazione e dei richiedenti asilo riteniamo sia un argomento complesso che va studiato ed analizzato al fine di trovare soluzioni giuste per persone che hanno diritti inalienabili, come tutti noi, e nel tentativo di renderlo magari anche un valore aggiunto per il nostro paese.

Creare tensioni, alimentare dicerie, accrescere odio, alzare muri o peggio ancora imbrattare muri, riteniamo che non possano costituire una soluzione.

Accoglienza diffusa, sensibilizzazione, momenti di incontro, formazione, orientamento, potrebbero a nostro avviso creare un Sistema (lo SPRAR ne è una dimostrazione) attraverso il quale riconoscere diritti e creare opportunità di crescita per il nostro territorio a cui tutti noi teniamo e che ognuno di noi vuole vedere tornare a crescere.


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