Acque torbide e agitate all'Aca. I sindaci traccheggiano. Il Forum chiede lo scioglimento

10 Settembre 2013   12:35  

Acque torbide e agitate all'Aca, travolta dagli scandali giudiziari, sull'orlo della bancarotta.

Ieri nella riunione informale dei sindaci del pescarese e del chietino, azionisti dell'azienda acquedottistica, si è ragionato, senza decidere nulla e nulla verbalizzare, intorno a due mozioni, quella del sindaco di Francavilla Antonio Luciani, e quella che fa riferimento a Luigi Albore Mascia, sindaco di Pescara.

Entrambe chiedono come prima cosa il cambio di rotta secco nella gestione dell'Aca e la revoca degli attuali vertici, dopo lo scandalo giudiziario che portato agli arresti il presidente Ezio Di Cristoforo, accusato di ave percepito tangenti in cambio di appalti.

La mozione Luciani  propone però la nomina di un nuovo amministratore unico e di un nuovo cda.

La mozione Mascia parla solo di un amministratore unico, e dunque di meno poltrone da distribuire.

Inoltre: tra i sindaci del Pd, che sono l'ampia maggioranza del'assemblea die soci, c'è chi nonostante tutto difende il presidente Ezio Di Cristoforo, come ad esempio il sindaco di Pianella Giorgio D'Ambrosio e quello di Torre dei Passeri Antonello Linari. Poszione che provoca più di un'irritazione da parte di altri sindaci dello stesso partito.

Cacciare Di Cristoforo è però in effetti operazione molto delicata, viste le scandalose tutele che godono gli amnninstratori pubblici nel nostro Paese.

Il contratto di Ezio Di Cristoforo scadrà tra due anni e, secondo quanto sostiene una norma di diritto societario, se la revoca dall'incarico che ricopre dovesse aver luogo senza giusta causa, egli avrebbe egualmente diritto a percepire lo stipendio per gli anni di contratto ancora in essere, e dunque, essendo il suo compenso mensile di 4.332 euro, dovrebbero essergli corrisposti ancora 103.968 euro.

La norma decadrebbe automaticamente in caso di sue dimissioni, che però egli non sembra avere intenzione di rassegnare.

Erano poi assenti i sindaci di Pescara Luigi Albore Mascia e di Chieti Umberto Di Primio, i Comuni più importanti del territorio servito dall'Aca.

Una non partecipazione in dissenso con una ''assemblea informale, al di fuori di ogni regola convocata da un vice presidente con il mandato scaduto. Un'ulteriore perdita di tempo, insomma.

Commenta sarcasticamente il sidaco Di Primio: 

Che bello vedere tanti sindaci folgorati sulla via di Damasco o “su via dall’Aca. Di Cristoforo e questo Cda io no l’ho votato e con me Pescara, Montesilvano e San Giovanni Teatino, a votarlo, invece, nel corso dell’assemblea dello scorso anno, furono, contrapponendosi alle richieste che venivano anche dal sottoscritto, le Amministrazioni di: Abbateggio, Alanno, Arsita, Atri, Bisenti, Brittoli, Bolognano, Bucchianico, Casalincontrada, Castiglione M.R., Castilenti, Catignano, Civitella Casanova, Collecorvino, Corvara, Cugnoli, Elice, Francavilla, Lettomanoppello, Loreto Aprutino, Miglianico, Montebello di B., Ortona, Penne, Pescosansonesco, Pianella, Pietranico, Pretoro, Ripa Teatina, Roccamontepiano, Rosciano, Silvi, Tollo, Turrivalignani, Vicoli.

L’azione, oggi, di questi amministratori, è tardiva e ha il sapore di chi, all’interno dello stesso partito, vuole scalzare chi c’era prima per introdurre nuovi manovratori all’interno dell’Azienda.

Come al solito il partito dell’Acqua, il Pd, non si smentisce e fa subire ai cittadini l’ennesima guerra interna, una guerra fra bande e correntizia per conquistare il potere e la gestione dell’Aca.

Il nostro obiettivo è sempre stato quello di ripulire l’Azienda Acquedottistica dalle infiltrazioni della politica che fino ad oggi l’hanno inquinata.

Bisogna cambiare rotta radicalmente. Basta con una gestione politicizzata, consegniamo all’Assemblea il ruolo di controllo e di indirizzo ed affidiamo il risanamento dell’Aca e la sua gestione, anche se questo dovesse voler dire modificare regolamenti e statuto, ad un tecnico che amministri managerialmente e con precisi obiettivi questa azienda.

Aspettiamo che il giudice, al quale il Comune di Chieti e quello di Pescara hanno fatto ricorso, indica una “vera” assemblea e in quella sede, dopo aver sfiduciato il Cda, si proceda alla scelta di nominare un organismo serio, un “amministratore delegato” che possa gestire l’Aca innanzitutto risanandola, bandendo, per sempre, la becera spartizione politica che ha ridotto questa azienda ad un carrozzone “utile” a produrre debiti, ad assumere gli amici degli amici e a creare disservizi.''

Fuori la sede dell'Aca il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua ha infine esposto uno striscione e e ha distribuito una lettera ai sindaci, dove si individua come unica soluzione qual dello scioglimento dell'Aca.

A seguire il testo integrale della lettera.

''Egregio Sindaco, egregi consiglieri comunali, 

negli ultimi anni la gestione dell'acqua (cioè del più importante tra i beni comuni), affidata all’ACA, è stata contraddistinta da innumerevoli scandali che hanno riguardato i campi più disparati, dallo storno di milioni di euro che dovevano essere indirizzati verso investimenti che non sono stati realizzati, alla distribuzione di acqua contaminata a mezzo milione di cittadini, dalla drammatica situazione dei depuratori, alle ipotesi di corruzione e tangenti, fino ad arrivare alle modalità di scelta degli amministratori totalmente vincolata a decisioni di gruppi di potere che addirittura influenzano i partiti stessi.

Oggi siamo nella situazione che lo stesso ATO dichiara il bilancio dell'ACA non credibile.

Nel frattempo i movimenti per l'acqua pubblica e le associazioni che ne fanno parte, oltre a denunciare le storture e l'insostenibilità del sistema e a vincere un referendum portando a votare più di 550.000 abruzzesi, hanno avanzato numerose proposte per cambiare rotta nella gestione del servizio idrico integrato sia a livello regionale sia a livello locale.

Abbiamo incontrato gli amministratori pubblici in tante occasioni, arrivando anche a tavoli di confronto le cui conclusioni e i relativi impegni sono stati poi puntualmente disattesi.

Tra questi, ad esempio, la trasformazione dell'ACA in Azienda Consortile, la partecipazione dei cittadini alle scelte relative agli investimenti e al Piano d'Ambito, il taglio delle spese dell'ACA e la trasparenza nei bilanci della società, il coinvolgimento costante dei consigli comunali nelle scelte.

Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione perché, a parte le conclusioni cui è pervenuto l'ATO sulla veridicità del bilancio dell'ACA, leggendo noi stessi il bilancio 2012 ci siamo convinti che esistono voci di decine di milioni che perlomeno destano perplessità.

In Abruzzo, per altre società di gestione del S.I.I., pensiamo al CAM, pensiamo al Ruzzo, le stesse perplessità si sono trasformate in triste realtà con deficit di svariate decine di milioni di euro che ora i cittadini, attraverso i Comuni, dovranno rifondere, dopo aver già patito gravi conseguenze negative sulla gestione della distribuzione e dei depuratori.

Per queste ragioni, reputando ormai irriformabile la società di gestione del S.I.I. nel nostro territorio, abbiamo deciso di lanciare una campagna dal titolo SCIOGLI-l'ACA con il coinvolgimento dei cittadini.

Assemblee, volantinaggi e incontri saranno promossi in autunno in tutti i comuni che rientrano nell'ACA.

Riteniamo che l'unica strada perseguibile sia ormai la costituzione ex-novo da parte dei Comuni di un'azienda speciale di diritto pubblico con uno Statuto che offra concretamente la possibilità ai cittadini di partecipare alla decisioni più importanti che riguardano uno dei settori strategici della nostra vita.

Tra l'altro l'ACA non ha mai firmato la Convenzione di Affidamento del S.I.I. con l'ATO mentre il cosiddetto “controllo analogo” previsto dalle norme sulle gestioni “in house” e alla base dell'affidamento da parte dei Comuni, non appare essere mai stato effettivamente realizzato.

Esistono dunque tutti i presupposti perché i Comuni possano gestire l'acqua con un altro soggetto.
Il nostro Movimento negli anni ha dimostrato di essere concreto e credibile.

Lo attestano, tra l’altro, le lotte referendarie e quelle per la chiusura dei pozzi inquinati. La costruzione di un soggetto gestore trasparente, partecipato, efficiente, efficace e pubblico non solo è possibile in base alle leggi vigenti ma ormai è del tutto indispensabile, anche per evitare per i Comuni stessi e per i loro amministrati enormi rischi derivanti dall’emergere di eventuali problematiche finanziarie.''

 


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