Ad Amatrice 249 rintocchi di campana

Erano le 3.36 di mercoledì 24 agosto 2016

24 Agosto 2017   08:04  

Con una fiaccolata culminata con 249 rintocchi di campana, il numero delle vittime di Amatrice e Accumuli, sono iniziate questa notte le celebrazioni ad un anno esatto dal sisma che ha devastato una parte dell'Italia centrale il 24 agosto del 2016.

Preceduta da una lettura delle biografie delle vittime, colma di commozione, la fiaccolata ha costeggiato la zona rossa di Amatrice in quasi totale silenzio, muovendo da piazza Sagnotti al parco don Minozzi. Qui sono stati suonati i 249 rintocchi e si è tenuta una veglia di preghiera celebrata dal vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, con i familiari delle vittime. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha quindi scoperto un monumento eretto nel parco don Minozzi in ricordo dei morti.

Erano le 3.36

''Il paese non c'è più''. Sono le prime ore di mercoledì 24 agosto 2016, è ancora buio e la voce del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi è tra le prime a rimbalzare su tv e radio. Alle 3:36, un boato nel centro Italia. Terremoto di magnitudo 6.0 nella zona tra Lazio, Marche e Umbria.

La terra trema per 142 interminabili secondi, devastando i paesi di Accumoli (Rieti), Amatrice (Rieti), Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto (Ascoli Piceno). Dopo meno di un'ora, alle 4:33, un'altra scossa di magnitudo 5.3 farà tremare Norcia, la cittadina di San Benedetto.

Per ricordare le vittime, veglie di preghiera si sono tenute nella notte nei paesi colpiti da lutti e devastazioni. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha proclamato per oggi il lutto cittadino: oggi è la 'Giornata del silenzio in ricordo delle vittime del sisma', si legge nell'ordinanza comunale. "Le bandiere esposte presso la sede comunale e gli altri uffici pubblici saranno issate a mezz'asta e/o listate a lutto, gli esercizi commerciali e i locali pubblici dell'intero territorio comunale chiuderanno dalle 10:45 alle 12:15".

Un anno fa, in attesa dei soccorsi, le dirette televisive danno voce ai sindaci dei paesi più colpiti. Tra loro, Pirozzi: ''C'è gente sotto le macerie, al momento la cosa più importante è sgomberare le strade di accesso per far arrivare i mezzi di soccorso'', è l'appello del sindaco di Amatrice. ''Vedo crolli dappertutto, siamo inermi, non abbiamo mezzi, c'è gente sotto le macerie'', dice con voce rotta il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci.

LE PRIME IMMAGINI - Dopo poche ore, le immagini dall'alto dei Vigili del Fuoco mostreranno senza scampo tutta la devastazione provocata dal sisma. Interi borghi dell'Appennino ridotti a macerie. Aggiornato di minuto in minuto, il bilancio arriverà a sfiorare i 300 morti (299), con oltre 4.000 sfollati e 238 persone messe in salvo. Un ''terremoto severo'' lo definirà a caldo il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, quando ancora non si osa fare previsioni sul numero delle vittime. Un terremoto tale da provocare, come documentato dai satelliti Cosmo-SkyMed, un abbassamento del terreno di 18 centimetri nell'area della Piana di Castelluccio di Norcia, la perla dei Monti Sibillini famosa per la spettacolare fioritura delle lenticchie.

LA SCIA SISMICA - La scia sismica andrà avanti per giorni. Ma non saranno solo scosse di assestamento. A ottobre la terra del centro Italia torna a tremare. Si comincia il 26 ottobre quando alle 19:10 una scossa di magnitudo 5.4 colpisce Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Poco dopo, alle 21.18 magnitudo 5.9, tocca ad Ussita (sempre nella zona di Macerata). Fino ad arrivare al 30 ottobre quando alle 7:40 un terremoto di magnitudo 6.5 metterà in ginocchio Norcia. La scossa, la più forte registrata in Italia negli ultimi trent'anni, provocherà altri danni, altri crolli ma fortunatamente non altre vittime. ''Dal 24 agosto ci sono state 71mila scosse nel Centro Italia, 9 superiori a magnitudo 5”, è il bilancio stilato dal capo della Protezione civile a inizio luglio.

I FUNERALI - I primi funerali delle vittime marchigiane si tengono il 27 agosto nella palestra comunale di Ascoli Piceno. Davanti alle 35 bare, il vescovo Giovanni D'Ercole si chiede: '''Che si fa ora?'. In molti me lo hanno chiesto. Questa notte ho rivolto questa domanda a Dio, gli ho presentato l'angoscia di tante persone, queste persone strappate da loro famiglie, sventrati dal terremoto. Che faranno?". Da qui l'invito a ''non perdere il coraggio, perché solo col coraggio potremo ricostruire le nostre case e le nostre chiese. E ridare la vita alle nostre comunità''.

GIULIA E MARISOL - Tra le 35 bare, anche due piccole casse bianche. Sono quelle di Giulia, che facendo scudo con il suo corpo è riuscita a salvare la vita alla sorellina di 4 anni, e Marisol, le bambine di 9 anni una e 18 mesi l'altra rimaste sotto le macerie. ''Ciao piccola, scusa se siamo arrivati tardi, purtroppo avevi smesso di respirare. Ma voglio che tu sappia da lassù che abbiamo fatto tutto il possibile per tirarti fuori di lì. Ciao Giulia, anche se non mi hai conosciuto ti voglio bene. Andrea", è la lettera deposta sulla bara da un vigile del fuoco.

L'ULTIMO ADDIO - Il 30 agosto tocca ad Amatrice dare l'ultimo addio, sotto la pioggia, ai suoi morti. Funerali solenni sotto un maxi tendone allestito dai volontari della Protezione civile. Davanti alle 28 bare i familiari delle vittime tra lacrime e sguardi persi nel vuoto. Un passo indietro, le cariche dello stato e i politici, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Il terremoto non uccide, uccidono le opere dell'uomo", dice nell'omelia il vescovo di Rieti Domenico Pompili, aprendo la celebrazione con la lettura, per otto minuti, dei nomi di chi non ce l'ha fatta. Poi l'appello: "La ricostruzione non sia una querelle politica o sciacallaggio, ma faccia rivivere la bellezza di cui siamo custodi".

LA RICOSTRUZIONE - Commissario alla ricostruzione sarà nominato, il 1 settembre su proposta del premier Renzi, l'ex Governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani. "Il primo impegno - sono le sue prime parole - sarà trasparenza, regole e controlli, costruendo un sistema chiaro, leggibile e meno burocratico possibile. Farò un lavoro di squadra, non prenderò mai una decisione da solo".


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