Amniocentesi addio, a L'Aquila possibile il B Test non invasivo e all'avanguardia

Molto costoso dal privato, va prenotato con largo anticipo

20 Marzo 2013   07:22  

Quando si scopre di aspettare un bambino si è assaliti da mille emozioni: gioia, certo, ma anche un senso di grande responsabilità e timore per le scelte da affrontare per il bene di una piccola vita, non ancora autonoma, che cresce dentro di noi e grazie a noi.

Se pensiamo che alle nostre mamme non era concessa neanche un'ecografia, sono stati compiuti passi da gigante, prima di tutto con l'avvento dell'amniocentesi che consiste nel prelevare un campione di liquido amniotico dove si sta sviluppando il feto e analizzarne il DNA.

E', però, un esame invasivo che presenta una percentuale di aborto, seppur piccola (1 su 150 - 200). 

Un altro strumento non invasivo e privo di rischi si è sviluppato negli ultimi anni per scoprire già nel primo trimestre di gravidanza le anomalie più frequenti, il Dual Test (comunemente chiamato Bi Test) che presenta un'attendibilità superiore al 99% nel rivelare la trisomia 21 (Sindrome di Down) e del 98% e 80% nel rilevare le trisomie 18 e 13 (Sindrome di Edwards e Sindrome di Patau).

Finalmente è possibile eseguirlo anche all'ospedale San Salvatore dell'Aquila grazie all'impegno dell'equipe medico del Prof. Gaspare Carta, tra cui la Dr.ssa Sandrina Moro e il Dr. Andrea Muscatello, responsabile dell'ambulatorio di diagnostica ecografica ostetrica.

Il test va eseguito dalla decima alla tredicesima settimana di gestazione e consiste in un'approfondita ecografia, volta ad esaminare una serie di caratteristiche degli organi del feto (translucenza nucale, osso nasale, cuore ecc...), indicative delle trisonomie 21, 18 e 13.

L'esame si completa con un prelievo del sangue materno e la misurazioni di particolari ormoni, i risultati dell'ecografia e dell'ecografia vanno combinati combinati tra loro, per avere il risultato finale. 

C'è da dire che il test combinato del primo trimestre ha un'attendibilità inferiore nello stabilire il rischio a priori di una donna nell'avere un bambino con le suddette anomalie cromosomiche, presentando circa il 10% di mancati riconoscimenti della malformazione.


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