Anoressia e bulimia in aumento. Lo studio di Montréal

I media complici del disturbo alimentare?

13 Gennaio 2010   12:08  

“Chi bella vuol apparire un poco deve soffrire”. Tutte le donne, di oggi, di ieri, e forse anche di domani, sono cresciute o cresceranno con la consapevolezza che una forma fisica smagliante o perlomeno attraente non possa essere conquistata senza sacrifici.

Ma qual è il quantitativo minimo di sofferenza che una persona deve esperire affinchè giunga a piacersi? Qual è la soglia che definisce il sacrificio sano da quello patologico? E ancora: che cosa induce milioni di donne e un quantitativo minore di uomini allo stravolgimento del proprio organismo in cambio di un’immagine stereotipata e distante dalla realtà?

Un recente studio sui disturbi alimentari condotto dal Dipartimento di Medicina Sociale e Preventiva dell’ Università di Montréal(Canada), spiega come i media occidentali incoraggino incessantemente le donne a perder peso.  

Diete drastiche, integratori da sostituire ai pasti principali, bibitoni proteici, potenti drenanti, diuretici -che se mal utilizzati possono danneggiare i reni- vengono costantemente proposti al pubblico femminile affinchè “recuperi la forma fisica”, “elimini il grasso superfluo”, faccia sparire “i chili di troppo”.

Ma l’invito alla magrezza non è l’unico suggerimento che programmi e spot pubblicitari infliggono alle donne del mondo. Un altro messaggio, diametralmente opposto, si sta insinuando nella mente collettiva del femminile occidentale: quello relativo all’esperienza del piacere gustativo.

Manciate di brevissimi fotogrammi inneggianti l’orgasmo alimentare si susseguono ogni giorno nel colorato mondo della televisione, dove atletici adolescenti addentano panini ipercalorici, donne supermagre vanno in estasi per un cioccolatino assaporato con la lentezza e la sacralità dell’ultimo pasto, bellissimi bambini- ovviamente privi di qualsivoglia forma di sovrappeso- circondano adoranti un piatto colmo di hamburger e patatine fritte.

 

MESSAGGI CONTRADDITTORI GENERANO COMPORTAMENTI CONTRADDITTORI

 Secondo lo studio di Montréal i messaggi altamente contraddittori di tv e riviste circa l’alimentazione e la forma fisica, avrebbero la responsabilità di incoraggiare comportamenti alimentari altrettanto confusi e incoerenti. Fame nervosa, eccessi e bulimia sarebbero dunque in aumento anche per l’informazione distorta che i media bombardano ogni giorno sulla psiche del pubblico.

Veloci abbuffate occasionali vengono così alternate a periodi di eccessiva privazione, dove il senso di colpa per aver attentato alla propria forma fisica si trasforma in atteggiamenti autopunitivi da lager nazista. “I nostri risultati sono inquietanti- ha infatti dichiarato la dottoressa Lise Gauvin dell’Ateneo canadese- le donne sono incoraggiate a perdere peso, ma anche a mangiare per per il puro piacere di farlo”.

 

I DATI

Nel corso della ricerca sono state intervistate circa 1.500 donne sane o comunque non affette da anoressia, molte delle quali non fumatrici, con un’età media di 31 anni. Le risposte delle partecipanti hanno mostrato un 13,7% del campione coinvolto nell’esperienza del binge eating, ossia quell’irrefrenabile impulso ad ingerire grandi quantità di cibo tipico di un “comportamento alimentare variamente disturbato”.

Si tratta di donne che per loro stessa ammissione si abbuffano dalle 4 alle 7 volte nell’arco di un mese. Non solo. Circa il 2,5%  del campione ha confessato di ricorrere al vomito autoindotto, ai lassativi o ai diuretici pur di scongiurare un aumento di peso in seguito agli improvvisi eccessi alimentari, mentre il 28% preferisce occasionali e intense sedute di cardiofitness, tanto estenuanti quanto pericolose per l’organismo umano non allenato.

Se è vero che disturbi alimentari più seri sono da ricondurre a problematiche psicologiche spesso estranee -almeno alla radice- all’influenza dell’apparato mediatico, ipotizzare che la costante celebrazione televisiva di modelli femminili distanti dalla realtà possa indurre una scorretta percezione del corpo nelle personalità più fragili o in via di sviluppo, di certo non costituisce un azzardo. 

 

LA MORTE TI FA BELLA. ANGELINA JOLIE E BRITTANY MURPHY

Nonostante il clamore di tanto in tanto suscitato dalla morte di celebri componenti dello Star System, vittime di anoressia e disturbi dell’alimentazione, i media continuano a proporre modelli di donna palesemente improbabili.

E’ il caso della famosa stella del cinema americano Angelina Jolie. Naturalmente bella e sensuale, la giovane figlia di Jon Voight  pare si lasci andare spesso a periodi di conclamata privazione alimentare. Seppure particolarmente pallida e ossuta nelle ultime apparizioni pubbliche, l’attrice continua ad esporre  candidamente scapole, ginocchia e polsi inesistenti, quasi fossero elementi da acclamare e fotografare. Gioco che i media sembrano confermare e incoraggiare alla grande, non importa a quale prezzo.

Più tragico il caso di Brittany Murphy. Ironica, talentuosa e normopeso, la giovane stella nascente del firmamento Holliwoddiano aveva iniziato la sua battaglia contro le forme femminili nonostante una grave forma di diabete. Un processo che l’ha condotta alla morte, avvenuta il mese scorso per un attacco cardiaco che l’ha colta mentre era sotto la doccia.

Pur non espliciti, i riferimenti ad uno stato di sospetta anoressia vissuto dalla giovane hanno fatto il giro del globo. Un’attenzione tardiva che è niente rispetto a quella mostrata da tv e tabloid all’epoca dei suoi famosi red carpets da piccola diva bidimensionale e scheletrica.

 

 

 

Le ultime apparizioni della signora Jolie-Pitt http://celebrity.it.msn.com/index.cfm?objectid=71983

Il caso B. Murphy : http://www.huffingtonpost.com/2009/12/21/brittany-murphys-weight-e_n_399891.html

 

 

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Kate Moss ammette: “Negli anni 90 ero troppo magra”

 

 

Il caso Incontrada

 

 

 

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Giovani stelle stregate dal botox. Il corpo tradito

 

 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 

 

 


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