L'Abruzzo per l'Africa. Il progetto Kenya

Intervista a Padre Efisio Locci

09 Febbraio 2010   10:45  

Si è concluso bene il progetto “Energia Solare e Sviluppo Sostenibile” per il Consolata Hospital di Nkubu, in Kenya. Nato dalla collaborazione tra l’ ONG fondata dai Camilliani “Salute e Sviluppo”, la Regione Abruzzo e l’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta di Pescara, l’intervento era stato pensato, anni fa, allo scopo di ridimensionare gli alti costi di gestione sofferti dall’ospedale keniota, nonché l’impatto ambientale relativo al suo funzionamento nell’area locale.

Finanziato dal Programma Regionale di Cooperazione Internazionale 2008, il progetto originario prevedeva la realizzazione di un impianto fotovoltaico che rendesse parzialmente autonome le cucine situate nell’Ospedale della Missione Camilliana, nonché la costruzione di una centrale idroelettrica in grado di limitare i consumi energetici della struttura e di conseguenza le spese sostenute dai pazienti africani.

Per via della crisi tuttavia, i fondi inizialmente previsti dalla Regione Abruzzo per l’intervento in Kenya sono stati ridotti, permettendo la concretizzazione di una sola parte del progetto, quella relativa alla riparazione del tetto delle cucine e la successiva installazione, su di esso, di un impianto fotovoltaico che convertisse i raggi solari  in elettricità, facilitando la produzione dei pasti per gli ammalati, e consentendo al personale di risparmiare energia e respirare aria pulita invece dell’eccessiva quantità di fumo che un costante  consumo di legna sprigionava nei locali.

Non solo. Si sa che per aiutare un uomo a mangiare è molto meglio insegnargli a pescare piuttosto che donargli un pesce. Salute e Sviluppo(la cui sede abruzzese è a Bucchianico in provincia di Chieti), Il Volta, e la Regione Abruzzo, hanno provveduto ad entrambe le cose.

Dopo aver incontrato i rappresentanti dei Ministeri di Energia e Ambiente , i coordinatori dell’iniziativa hanno istituito un proficuo tavolo di lavoro con i principali partners locali, governativi e non, progettando non solo l’intervento al Consolata Hospital di Nkubu, ma anche la formazione professionale degli addetti ai lavori locali.

Il ridimensionamento dei fondi regionali ha tuttavia impedito ai tecnici abruzzesi di raggiungere la località keniota, lasciando come unica possibilità quella di una formazione a distanza tramite videoconferenze, serie di eventi poi effettivamente andati in porto.

 

TUTELA AMBIENTALE E CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA NEGLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO

“L’aumento delle competenze dei Paesi in via di sviluppo attraverso la formazione professionale di tecnici specializzati, e la sensibilizzazione del personale locale al risparmio energetico e alla custodia del Creato costituiscono un ponte per l’incontro con le future generazioni”. E’ quanto ha sensibilimente affermato il medico volontario e referente per l’Abruzzo di Salute e Sviluppo, Vincenzo Di Giovanni, recentemente intervistato dall’Agenzia Fides sull’iniziativa realizzata presso l’ospedale africano.

“Il progetto realizzato a Nkubu – ha continuato Di Giovanni - si inserisce in un ampio programma di attuazione degli Obiettivi del Millennio, di tutela dell’ambiente e di condivisione della conoscenza tecnologica con le popolazioni più povere del pianeta”.

 

GLI STUDENTI ABRUZZESI RACCONTANO L’AFRICA

All’attività in Africa si è legata, in Abruzzo, una rete virtuosa di reciproco scambio e impegno umanitario tra le Piccole e Medie imprese locali impegnate nel settore delle rinnovabili. All’Itis Volta invece è stato assegnato il compito della progettazione tecnica dell’impianto fotovoltaico, nonché della diffusione e sensibilizzazione presso la popolazione pescarese del progetto Kenya.

Un momento di autentica formazione e crescita umana da parte degli alunni dell’Industriale pescarese, una prassi che andrebbe rinnovata e diffusa in ogni scuola, dato l’assoluto “bisogno di realtà” e coinvolgimento esistenziale a scopo altruistico che gli studenti italiani  mostrano al di fuori della vita scolastica.

Una buona pratica, socialmente utile e gravida di insegnamenti spirituali: l’intervista al presidente di Salute e Sviluppo, Padre Efisio Locci, mette in luce l’abissale differenza tra il tenore di vita italiano e quello vissuto dalle popolazioni africane.

Una realtà, la nostra, “fuori dall’immaginabile” per l’africano. Una realtà, quella keniota, lontana anni luce dalla beata incoscienza di chi, come noi, vive nella nuvola dorata del progresso tecnologico e dei consumi illimitati.

 

INTERVISTA A PADRE EFISIO LOCCI

 

Padre Locci com’è nata l’idea di migliorare il piano energetico del Consolata Hospital di Nkubu?

“Quando sono andato al Consolata Hospital ho visitato le cucine dell’ospedale: funzionavano a legna e l’aria era irrespirabile. Così il direttore della struttura ed io abbiamo pensato di utilizzare energie rinnovabili. Dato il costo proibitivo, per un ospedale in Missione, di gas ed elettricità, ci è parsa utile l’installazione di pannelli solari, sfruttando la luce del Sole per ottenere energia pulita, permettendo al personale di cucinare facendo a meno di legna e carbone. ”

Questo non è il primo progetto umanitario che la Regione Abruzzo ha sostenuto presso la località keniota.

“Il primo intervento, anche il più consistente, è stato quello relativo alla costruzione dell’acquedotto. Una struttura lunga 5 chilometri e mezzo. Ora l’acqua giunge direttamente dalla montagna e dopo la depurazione tramite filtraggio, e le varie operazioni di potabilizzazione, viene distribuita in tutto l’ospedale.”

Qual è il grado di consapevolezza che la gente di Nkubu ha delle energie rinnovabili?

“Il personale del Consolata è stato formato al fine di utilizzare correttamente l’impianto fotovoltaico. Ma in generale la consapevolezza locale in riferimento alle tematiche ambientali è pari a zero. Quasi tutto funziona a legna e a carbone, sono poche le persone che possono permettersi l’acquisto di bombole del gas. Occorre ricordare che siamo in Africa, l’impatto ambientale dell’opera umana è abbastanza elevato: continui disboscamenti, assenza di ciminiere, impianti e filtraggi che in qualche modo incanalino e depurino le emissioni ..si tratta di persone che abitano in capanne, molto distanti dai nostri comfort. Il nostro modo di vivere è fuori dall’immaginabile per loro. I bisogni di questa gente sono inimmaginabili per noi ”

Qual è lo scenario locale? I media tendono a concentrarsi sul problema dell’Aids

“ Aids e Hiv sono molto diffusi. Ma a compiere vere e proprie stragi sono malattie comunissime o per noi storicamente superate come la Tbc, la verminosi infantile, cose da poco che con i nostri mezzi attuali potrebbero essere curate tranquillamente. Ma non avendo disponibilità economiche né i mezzi per andare a farsi curare, la gente muore. Per noi un bambino di due o tre anni che muore è una tragedia. Se accade in ospedale si cerca subito un colpevole da mandare in prigione. In Africa è uno dei tanti, perché la morte è quotidiana.”

Padre Locci, qual è il messaggio della vostra Missione in Africa?

“Che possiamo fare molto anche con poco. Possiamo aiutare questa gente anche tramite piccole cose, piccoli gesti. Quasi nessuno dispone di grandi mezzi, ma tutti hanno la possibilità di far qualcosa per gli altri. Il progetto “Energia Solare e Sviluppo Sostenibile” ad esempio, inizialmente puntava ad interventi più grandi nella zona di Nkubu. In seguito i finanziamenti sono scesi intorno ai 15 mila euro e così abbiamo dovuto rinunciare ad una parte dell’iniziativa. Ma siamo andati avanti ugualmente e abbiamo sistemato le cucine dell’ospedale. È un servizio importante. In Africa sono i parenti degli ammalati o gli ammalati stessi a cucinare i pasti per i degenti. Al Consolata Hospital invece esiste personale specifico, che grazie al fotovoltaico può lavorare oggi in condizioni igeniche che si rispettino.”

Iniziative future?

“Organizziamo una dozzina di progetti l’anno. Dai più piccoli ai più grandi. Attualmente ad esempio stiamo costruendo altri due ospedali in Africa, uno in Kenya vicino al lago Vittoria, l’altro in Benin. Un grande progetto di sviluppo lo stiamo conducendo in Burkina Faso, mentre in Brasile è in corso un’ opera di formazione e sostegno per le ragazze madri. Iniziative di aiuto e raccolta fondi per le emergenze umanitarie sono presenti anche ad Haiti e nelle Filippine.”

Insomma c’è molto da fare …

(Sorride)“Direi di si, in questi ambiti la possibilità di rimanere disoccupati proprio non esiste.”.

 

Il sito di Salute e Sviluppo

Il conto corrente bancario per chi volesse partecipare alle iniziative benefiche di Salute e Sviluppo è 400321240

 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


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