Arresto D'Agostino, gli inquirenti: ''Sesso in ufficio, in cambio di una casa popolare''

30 Luglio 2013   14:19  

E' stato in seguito ad una denuncia rilasciata presso la questura di Chieti lo scorso 6 giugno che la squadra mobile ha potuto dare avvio alle indagini che in mattinata hanno portato all'arresto ed alla conseguente custodia cautelare ai domiciliari dell'assessore comunale alla Politiche della Casa Ivo D'Agostino, con l'accusa di concussione, tentata concussione e violenza sessuale, con contorno di presunte minacce alle dirette interessate, chiamate insistenti e probabili complicità.

D'Agostino, nello specifico, é accusato di aver preteso prestazioni sessuali da cinque donne (tre straniere e due italiane) in cambio della concessione di alloggi popolari.

E proprio grazie ad una di queste donne, che appunto meno di due mesi fa ha trovato il coraggio di presentarsi presso la Questura e raccontare quanto le era successo, che sono potuti partire gli accertamenti degli inquirenti, nel corso dei quali hanno potuto appurare come l'assessore fosse solito ricevere le donne nel proprio ufficio, e come con buone probabilità potesse contare sulla complicità di altre persone.

A seguito dell'operazione, denominata in maniera assai esplicita "Sex For House", il capo della Squadra Mobile teatina Francesco Costantini ed il questore Filippo Barboso ne hanno illustrato i dettagli nel corso di una conferenza stampa presso la caserma Spinucci.

"Data la gravità e la consistenza dei fatti", ha sottolineato Costantini, "e soprattutto considerando che la prima denuncia ci é stata rilasciata solo lo scorso 6 giugno, la nostra attività si é svolta in maniera assai rapida, anche se gli episodi partono dal novembre 2011, fino a poche settimane fa. D'Agostino, inoltre, oltre a pretendere tali favori, continuava a cercare con grande insistenza le donne con telefonate e messaggi, tanto che inizialmente era stato per lui ipotizzato il reato di stalking, poi assorbito dalle altre accuse. Le vittime, inizialmente, non hanno avuto il coraggio di denunciare per paura e per la difficile situazione psicologica in cui erano cadute a causa delle attenzioni non volute e delle minacce ricevute. Una di loro, piombata in un profondo stato depressivo, ha addirittura avuto bisogno di assistenza".

"In alcuni casi", ha continuato il capo della Mobile, "abbiamo potuto ascoltare o visionare direttamente dalle vittime il contenuto di alcuni messaggi, una volta ci é persino capitato di ascoltare in diretta una chiamata mentre una delle donne era presso i nostri uffici a completare la denuncia. Un grande aiuto ci é poi giunto da molte testimonianze, in particolare quelle rilasciate dal responsabile della Caritas, Mario Olivieri, colui che ha fatto opera di convincimento sulle vittime affinché parlassero. Abbiamo inoltre il sospetto che, oltre a queste cinque accertate, ci siano altre donne che potrebbero aver subito attenzioni di questo tipo, ma che non si sono fatte avanti per paura. Lo riteniamo molto verosimile, in virtù di alcune voci che abbiamo raccolto, non suffragate però da elementi concreti".

A giustificare l'immediata misura cautelare ai danni di D'Agostino, sempre secondo Costantini, "é stata la mole di denunce pervenute dalle persone offese, che non si conoscevano tra loro ed hanno descritto un modus operandi pressoché identico, che insieme all'urgenza ed alla reiterazione molto probabile del reato hanno consentito al gip di poter decidere subito per gli arresti domiciliari senza bisogno di ulteriori accertamenti, che verranno comunque svolti".

Ad evitare, anzi, una misura cautelare più dura all'assessore é stata l'assenza di precedenti reati. D'Agostino, che é ora in attesa di essere nuovamente interrogato dal gip, per difendersi ha dapprima sostenuto "di poter vantare la propria parola contro quella delle accusatrici", dopodiché ha tentato di giustificarsi asserendo di "avere un modo di fare politica molto vicino alla gente".

Gli inquirenti, inoltre, sospettano che D'Agostino godesse di compiacenza, se non addirittura complicità, da parte di altre persone.

Una delle vittime ha infatti asserito di essere stata minacciata in maniera velata da uno dei collaboratori dell'assessore affinché non andasse oltre nella denuncia.

Lorenzo Ciccarelli

 


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