Arresto De Fanis, sesso per contratto, così avrebbe ottenuto 4 rapporti al mese dalla segretaria

19 Dicembre 2013   09:45  

E' passato poco più di un mese dal ritrovamento da parte della polizia di frammenti di carta apparentemente senza senso, ma che la scientifica ha ricostruito come un puzzle.

Stiamo parlando della perquisizione in casa di Lucia Zingariello la segretaria dell'ex assessore regionale abruzzese Luigi De Fanis arrestato dalla Procura di Pescara per presunte tangenti.

Quel documento è stato reso pubblico oggi da Repubblica ed il giornalista Giuseppe Caporale descrive così il suo contenuto raccontando l'intera storia per bocca proprio della segretaria:

«L’assessore era ossessionato da me… — ha messo a verbale — mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura… ».

Una spiegazione semplice che denuncia anche una certa sudditanza psicologica «Voglio uscire da questa storia, sono additata da tutti come “quella lì” e io non ha fatto nulla: però non ho preso un centesimo di quelle tangenti e ignoro cosa sia successo…» ha detto al pubblico ministero.

«Io avevo un lavoro nella sanità a tempo indeterminato ma, in quel periodo mi trovavo in una situazione particolare perché mia madre stava male. È stato De Fanis a propormi di fare la sua segretaria. Mi misi in aspettativa e accettai il lavoro perché avrei potuto gestire meglio i miei problemi perché dovevo lavorare per 3 giorni. De Fanis mi propose il lavoro, anche se non ho mai partecipato alle sue campagne elettorali, anzi io ho la tessera del Pd… ».

Questo è stato solo il primo "approccio" del politico, che poi è andato al sodo facendo firmare un contratto che in cambio di sesso almeno 4 volte al mese le assicurava un compenso annuo di 36mila euro. Testualmente la donna doveva "stare insieme" all'assessore per fare "l'amore".

Insomma un primo impegno di normale segretaria, il secondo, invece, di oggetto sessuale, si spiegano così, per gli inquirenti, anche alcune intercettazioni:

«Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella…. » le diceva De Fanis al telefono senza sapere di essere intercettato «poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr’ore… Chi ti conta la jurnata… capit?». «In Regione è una consuetudine timbrare e uscire per faccende personali — si è difesa la segretaria — Quando sono entrata lì nell’ottobre 2012 in molti facevano così. Io partecipavo a missioni, a riunioni esterne. Una volta sola sono andata all’estetista. Anche i miei colleghi si comportavano così e non credevo di fare nulla di male…».

L’indagine è coordinata dal procuratore capo di Pescara, Federico De Siervo e dal sostituto procuratore Giuseppe Bellelli e mira a far luce sulle modalità di erogazione dei contributi in base alla Legge Regionale n.43/73 che disciplina organizzazione, adesione e partecipazione a convegni e altre manifestazioni culturali.


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