Avezzano, all'asta le casette per gli sfollati del terremoto del 1915

13 Aprile 2011   10:34  

E' passato quasi un secolo e le casette costruite per ospitare gli sfollati del terremoto del 1915 sono ancora lì, c'è chi le ha ristrutturate e abbellite. Oggi sembrano tutt'altro che strutture provvisorie.

E mentre a L'Aquila c'è chi si domanda se i moderni Map faranno la stessa fine - epilogo che però in questo caso fa temere che si potrebbe rinunciare alla ricostruzione dell'esistente - ad Avezzano il Comune ha deciso di vendere le vecchie baracche.

Quelle ribattezzate "casette della vergogna" proprio perchè diventate definitive sono state inserite nell’elenco dei beni da mettere all'asta per fare cassa.

Gli alloggi sono in tutto cinque, tutti disabitati: tre in città, uno nella frazione di San Pelino ed un altro in quella di Paterno. Dai 9mila ai 15mila euro la valutazione di mercato.

LA STORIA Quasi 10mila, su una popolazione di circa 13mila persone, solo ad Avezzano le vittime del sisma magnitudo 7 della scala Richter che ci fu nel 1915. Altri 20mila morti si contarono nel resto della Marsica e fino a Sora.

Le casette furono costruite dall’Esercito, con finanziamenti dello Stato, fra il 1916 e il 1920, in base a criteri di antisismicità dell'epoca: tetto spiovente in legno, mura sottili in laterizi, un solo piano, ma senza riscaldamento, gabinetto e pavimento. Le loro dimensioni variavano dai 32 ai 50 metri quadrati.

Si trattava di "baracche realizzate a titolo precario", secondo quanto assicurava il decreto firmato l’11 febbraio 1915 dal Re Vittorio Emanuele III.

Nel 1971, grazie al senatore Giuseppe Fracassi, nato proprio in una delle casette, venne approvata la legge per lo sbaraccamento, che prevedeva l'abbattimento di tutte le casette, sostituzione con edilizia popolare e spazi verdi: un progetto ambizioso andato avanti sempre troppo a rilento e mai ultimato.

Oggi, secondo un censimento del 2009, sono quattromila le persone che vivono ancora nelle casette, sistemate nel corso dei decenni da figli e nipoti degli sfollati del '15.



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