Balo lascia il Milan, "Why always you?" Tutti gli interrogativi sul perchè non diventerà un campione

Dalle "balotellate" al poco impegno: Liverpool è l'ultimo treno

22 Agosto 2014   14:14  

Mario Balotelli saluta tutti e lascia il Milan. L'attaccante, infatti, da oggi sarà un nuovo giocatore del Liverpool per quella che è stata una trattativa-lampo. In realtà, non è propriamente così: già perchè se è vero che lo snodo della trattativa che ha portato alla cessione di Mario si è concretizzato in poche ore, è vero anche che chi è vicino all'ambiente non ha mai avuto la certezza che la maglia numero 45 del Milan nella prossima stagione sarebbe stata vestita ancora dal roccioso centravanti della Nazionale.

Per capire meglio quanto detto ripercorriamo la "Mario-story" in rossonero. Inverno 2012-2013, spuntano le prime voci di un possibile trasferimento di Balotelli al Milan, ma proprio quando i rumors si fanno più insistenti ecco che arriva la stoccata di Berlusconi: "Balotelli è una mela marcia, non è un giocatore da Milan": parole che risuonano forti nell'ambiente rossonore ma che sembrano entrare da un orecchio e uscire dall'altra sia al giocatore stesso sia, soprattutto, all'Amministratore delegato Adriano Galliani che lo porta a Milanello. Il sogno del piccolo Barwuah si realizza: vestire la maglia della sua squadra da bambino (storia trita e ritrita nel mondo del calcio che fa sempre meno effetto al tifoso che ha iniziato a capire che da bambini si tifa la squadra di calcio, da grandi invece il proprio conto corrente); cena e festa con i tifosi a Giannino con tanto di coro: "Chi non salta nerazzurro è!". Esordio in campionato con l'Udinese: Balotelli gettato nella mischia da Allegri dal primo minuto, doppietta condita con il primo di una lunga serie di rigori. Da lì inizia la rimonta che porta il Milan a conquistare un incredibile terzo posto. La sua stagione si chiude con numeri impressionanti: 12 reti in 13 partite, e anche il suo carattere sembra essere migliorato nonostante le solite ammonizioni di troppo. L'anno successivo deve essere la sua annata: a giugno c'è il Mondiale in Brasile, è quella la vetrina giusta per uno che ha i colpi di Mario. E invece no. I gol arrivano lo stesso, anche se la media realizzativa è decisamente più bassa rispetto alla sua prima annata in rossonero, l'attenuante è che il Milan non è più il Milan tant'è vero che il Diavolo coglie uno dei peggiori risultati dell'era Berlusconi chiudendo ottavo in campionato. Il Mondiale è l'ultima occasione per salvare una stagione deludente. Prandelli costruisce una Nazionale sulle spalle di Mario, che sembra reggere alla grande il peso dell'attacco dopo la prima partita con l'Inghilterra in cui segna di testa il gol che vale la vittoria. Poi, il rapido declino. Mario non c'è, proprio come i suoi compagni, l'Italia perde la seconda gara contro la Costa Rica e naufraga definitivamente nell'assurdo match con l'Uruguay quando Balotelli si fa ammonire ingenuamente nel primo tempo procurandosi la squalifica dell'ottavo di finale che non ci sarà mai, litiga con mister Prandelli all'intervallo e viene sostituito da Parolo. Si creerà un caso e tutti se la prenderanno con lui: dal tecnico, ai tifosi, dai senatori alla Federazione.

Ed ecco che nasce nella testa di Mario, e del suo procuratore Raiola, l'idea di fuggire di nuovo in Premier. In pochi giorni matura lo scambio con il Liverpool e, presa la sua Ferrari, se ne va da Milanello destinazione Anfield.

Eppure, nonostante anche questa volta il suo "padrino" sia riuscito a trovargli un nuovo lavoro con un considerevole aumento di stipendio, sembra inevitabile ad oggi che Mario Balotelli resterà uno dei più grandi punti interrogativi del nostro calcio. Genio e sregolatezza sì, ma nei limiti del pensabile. Se Balotelli non vuol seguire le orme del suo compagno di reparto ad Euro 2012, Antonio Cassano, deve fare un grande sacrificio: mettere al primo posto l'umiltà e lasciarsi tutto quello che si è detto e scritto su di lui alle spalle. Auto, donne, lusso e Social Network andrebbero messi da parte per un po', magari per lasciar posto a grinta, concentrazione, determinazione e sudore.

E' questo quello che deve capire il caro SuperMario: se vuol essere veramente "super" dovrà essere più normale. I grandi campioni del calcio degli ultimi anni hanno fatto tanti fatti e poche chiacchiere, lavorando sempre e solo su: costanza, regolarità e vita silenziosa. Diciamoci la verità: una vita anche noiosa durante la stagione, ma ricca di soddisfazioni al momento di tagliare il traguardo. Essere un calciatore di Serie A e della Nazionale richiede impegno e sacrificio, perchè tutti quelli che ti guardano sanno del tuo lauto ingaggio e per loro, che fanno grandi sacrifici per comprarsi un biglietto per entrare a San Siro, tu devi dare il sangue. Questa, fondamentalmente, la più grande accusa rivolta a MB45: quella di giungere al triplice fischio senza aver versato una goccia di sudore.

E allora, giovane Mario, talento inespresso del nostro calcio, invece di chiederti "Why always me?!", permetti che ti venga fatta la stessa domanda al contrario: "Why always you?!" a prendere ammonizioni inutili? "Why always you?!" ad apparire sui giornali? "Why always you?!" a compiere le cosidette "balotellate"? "Why always you?!" a passeggiare per il campo?

Ora di nuovo in Inghilterra, l'ultima chanche:"Tecnica e talento ci sono, bisogna solo lavorare sulla testa". E' sempre questo il ritornello che puntualmente accompagna questo controverso fuoriclasse sin dai tempi dell'Inter ad ogni cambio di maglia. Anfield può essere l'ultimo treno per Balotelli: in Inghilterra non pensano di aver problemi ad addomesticare il "ragazzone", prima avevano Suarez! A 24 anni, però, trovarsi già all'ultimo treno può essere veramente pericoloso soprattutto se gli occhi di tutta Italia, anche se sei all'estero, saranno puntati su di te al primo errore, soprattutto se il tuo nuovo C.T. ha già dichiarato che può far a meno di te, soprattutto se la squadra di cui eri tifoso da bambino decide di scaricarti ad una settimana dall'inizio del campionato, dopo averti presentato come il pilastro su cui costruire il proprio futuro.

Good luck, Mario. Ne avrai davvero bisogno.

Daniele Polidoro


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