''Barca non offenda: altro che gufi, la primavera della ricostruzione comincia senza soldi''

22 Marzo 2013   11:03  

Aquilani sfiduciati e che gufano: la replica dell'assemblea cittadina al ministro Fabrizio Barca. 

''A conclusione del suo intervento Barca ha snocciolato i diciotto punti dei suoi “non è vero”, nei quali ha inteso porre l’accento su ciò che, paventato sino a oggi da quanti nel corso degli anni hanno costantemente rimarcato pecche e lentezze del processo di ricostruzione, a suo parere, non risponde a verità.

Da essi, in sintesi, è emerso chiaramente che oggi, all’inizio dell’annunciata primavera aquilana, si è dimostrato al Paese che i soldi sono finiti, sono stati spesi e ne occorrono altri.

La primavera della ricostruzione, quindi, inizia senza denaro. Lo ammette oggi, il ministro, ma l’Assemblea lo dichiara almeno da tre mesi, proprio quando l’onorevole Barca asseriva l’esatto contrario.

A chiudere l’elencazione dei diciotto punti dolenti, il ministro ha parlato di fiducia. Abbiamo, quindi, appreso che la diciannovesima “piaga” aquilana sono i cittadini che, non coesi, gravemente mancano di riporre fiducia nel governo e nelle istituzioni.

Un primo accenno all’unità della cittadinanza non può esimersi dal rimarcare, per l’ennesima volta, che la mancata coesione, tanto deplorata dal ministro, è stata scientemente voluta e organizzata dalla gestione del post-terremoto che ha visto posta in essere la grande diaspora aquilana.

Vi fu poi, nella primavera dell’ormai lontano 2010, il momento più alto dell’unità della popolazione, quando i cittadini, indignati ed esasperati, imbracciarono le carriole, per riappropriarsi delle loro vite e del loro futuro.

Moto dell’animo che ha visto migliaia di persone vicine le une alle altre, coese, accomunate dall’unico desiderio di ricostruire dalle macerie: fu bollato come cialtroneria e oggi è finito nelle aule dei tribunali, con i cittadini inquisiti e processati.

Unità osteggiata da sempre, quindi, e scongiurata da governo e istituzioni. E oggi si viene a chiedere fiducia a una popolazione stremata dai ritardi, dalla mala gestione, dalle menzogne e dalle mistificazioni.

La fiducia va guadagnata con i fatti, non con le promesse.

L’intervento dell’onnipresente dottor Gianni Letta, introdotto con grande deferenza dal ministro Barca, ha sancito l’ennesimo insulto rivolto ai cittadini. Con chiaro riferimento a quelle aquilane, il dottore ha parlato di “carriole piene di bugie”, che egli ha dovuto, nel suo ruolo che ha definito di interludio, sopportare nei quattro anni del post-terremoto.

Bugie, quelle cui fa riferimento, che, all’evidenza dei fatti odierni, sono, invece, triste e drammatica realtà. Le carriole sono state sempre foriere di domande che non hanno mai ricevuto risposta. E di impegno, e di dedizione e abnegazione: il cittadino che vuole essere protagonista.

Mentre si protestava sterilmente, ha affermato il dottor Letta, c’era chi, nel silenzio, lavorava.

E qui ha definitivamente smascherato il suo ruolo e quello di quanti pretendono di gestirci. Qui, il dottor Letta, ha detto la verità: nel silenzio si è lavorato, all’insaputa dei cittadini che, al contrario, hanno sempre preteso trasparenza.

E poi, come stavolta, si sono snocciolati dati e decisioni, somministrati al popolo suddito. Non accettiamo l’ennesimo insulto che ci bolla quali ostacolo alla ricostruzione. Non lo accettiamo e lo rinviamo all’interludico mittente''.  

 


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