Berlusconi, scusaci! Una lettera da terremotati grati

13 Aprile 2010   11:42  

La lettera che alcuni cittadni aquilani hanno inteso inviare al presidente del consiglio per prendere le distanze dalle contestazione della notte del 6 aprile, e per esprimere la gratitudine nei coinfronti del presidente del Consiglio e e della Portezione civlie per quanto fatto finora a L'Aquila.

''Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,

dott. Silvio Berlusconi,

i cittadini aquilani firmatari di questa lettera hanno sentito il bisogno di scriverLe al fine di rivolgerLe le loro scuse per lo spiacevole episodio della fragorosa disapprovazione raccolta dal Suo messaggio, ad opera di una sparuta minoranza tra i presenti alla seduta straordinaria del Consiglio Comunale, tenutasi nella notte tra il 5 ed il 6 aprile scorsi.

A differenza di qualche meno prudente attivista dei comitati civici, noi non ci arroghiamo la gloriosa investitura di rappresentare nella presente tutti gli altri concittadini – pur essendo convinti di interpretare il sentimento della maggior parte degli aquilani – e perciò ci limitiamo a manifestarLe la nostra personale gratitudine per gli sforzi che il Governo e soprattutto la Protezione Civile, capace di muovere la generosissima compagine di volontari, Vigili del Fuoco, forze armate e tutte le altre organizzazioni che hanno offerto alla nostra città devastata il loro prezioso sostegno, hanno compiuto nell’anno appena trascorso.

Siamo ben consci – e crediamo anche Lei lo sia – della doverosità dell’intervento dello Stato in soccorso della vasta area territoriale inginocchiata dal terremoto e non è nelle nostre intenzioni stipulare una sorta di contratto di vassallaggio con le istituzioni politiche; ci sentiamo tuttavia lo stesso in dovere di ringraziare questa sorprendentemente solerte e laboriosa Italia e quindi Lei, che, a dispetto delle insinuazioni dei maligni – speriamo ovviamente restino tali –, sembra aver preso sinceramente a cuore L’Aquila e non merita perciò la gogna cui qualcuno, più o meno metaforicamente, vorrebbe sottoporLa.


Lungi da un elogio incondizionato, ci sembra doveroso ricordarLe che tanto c’è ancora da fare, sia per chi tuttora attende che si sblocchi il purtroppo farraginoso complesso della ricostruzione “leggera” (dimore meno gravemente danneggiate, classificate nelle fasce B e C), sia per il centro storico, che tutti gli aquilani vorrebbero tornare ad abitare e a frequentare al più presto, avendogli conferito solidità strutturale e splendore tali che nemmeno prima del sisma esso aveva conosciuto, sebbene ad oggi le sue prospettive di rinascita appaiano condizionate non tanto dall’incertezza dei fondi, che siamo certi vorrà assicurare fino all’ultimo centesimo necessario, come promesso nonché sancito per decreto, quanto per l’assenza di un disegno generale sulla base del quale progettare la ricostruzione, quella, insomma, definita da alcuni “idea di città”.


Il nostro auspicio è che nessuno, ai “piani alti”, si lasci vincere dalla tentazione di ridurre la difficile missione di rinascita dell’Aquila ad un’operazione di fredda contabilità, priva di prospettive culturali ragionate e lungimiranti e che Lei, certamente colpito nella Sua sensibilità da certe critiche distruttive, non si lasci demotivare da qualche chiassoso contestatore – ferma restando la libertà di tutti di esprimere anche perentoriamente il proprio malcontento – e perseveri nel Suo impegno onestamente e tenacemente.


Dal cantiere dell'’Abruzzo può emergere un Paese nuovo, efficiente, probo, attivo, infaticabile, l’antitesi dei cinici e inumani speculatori che hanno proteso i loro artigli sulla città e degli ostruzionisti che sanno solo opporre i loro “no” ad ogni iniziativa concreta; un Paese che si era stretto intorno a noi all’indomani della tragedia che ci aveva investiti e ora pare ritrarsi, un po’ fuorviato da un trionfalismo mediatico per la verità inopportuno e forse disturbato dalle malintese ed essenzialmente genuine istanze promosse dal famigerato “popolo delle carriole”, costituito, piuttosto che da pochi e isolati urlatori, da uomini e donne che anelano al recupero del cuore dell’Aquila, il quale ha smesso di battere e posa, inerte e diroccato, da quella terribile notte di un anno fa.

Ascolti, allora, la foresta che cresce e non l’albero che cade: la foresta dei coraggiosi cittadini che hanno scommesso sulla loro terra, accettando su di sé disagi e sacrifici, adattandosi a vivere da pendolari, a consumare pasti frugali nella pause pranzo in qualche fast food dei centri commerciali, a coricarsi ogni notte ciascuno colla gravosa memoria del suo dramma e col fardello di sogni infranti, del lavoro di una vita lacerato dalle crepe sui muri e dai tetti sfondati, conservando gelosamente la dignità ancor prima dei propri cimeli, avendo compreso che ciò che conta davvero sono gli affetti, sottratti a molte sfortunate famiglie funestate dalla morte dei cari e che, persino quando tutto cade a pezzi, si devono avere il coraggio e la pazienza di ricominciare daccapo.

Ascolti questa gente che in silenzio si rimette in gioco ogni giorno, che non ha tempo, o forza, o semplicemente non sente l’esigenza di porre la propria sofferenza, la propria frustrazione e le armi con cui cerca di combatterle, sotto i riflettori. Ascolti questa gente che non urla, ma sussurrando dal piccolo mondo di una quotidianità ardua e però decorosa, chiede di non essere lasciata sola.

È per questo che abbiamo deciso di inserire, a pie’ di pagina, nomi e cognomi di tutti quanti hanno condiviso lo spirito di tale missiva: nomi e cognomi di formiche operose, non cicale canterine; individui, non “popolo”, con dei volti, delle storie ed un’unica speranza che non deve rimanere un sogno, ma concretizzarsi in un progetto.
Accetti i fischi, quando li avrà, provi persino a farne tesoro e continui a lavorare insieme a noi.

Ci è stato promesso che entro dieci anni riavremo L’Aquila: noi siamo qua. Non ci deluda, Presidente.


Post scriptum: cogliamo l’'occasione per estendere le scuse anche agli altri rappresentati istituzionali convenuti all’Aquila per assistere al Consiglio Comunale, cioè il vice presidente della Camera dei Deputati Rosy Bindi, il Governatore della Regione Lazio Renata Polverini ed il sindaco di Roma Gianni Alemanno, nonché al capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, anch’egli oggetto delle menzionate rimostranze.''

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore