Bimbo investito dal Treno, la sentenza "Violata comune regola di cautela"

27 Gennaio 2017   10:18  

"Una evidente violazione di una regola cautelare di comune esperienza, quella cioe' di lasciare che bambini di tenera eta' possano giocare all'interno di un cortile recintato dotato di un ampio varco, dal quale si poteva accedere direttamente, senza ostacoli e senza dover passare attraverso altre proprieta', alla sede ferroviaria e quindi ai binari".

Cosi' la Corte d'Assise di Chieti motiva la condanna emessa a carico dei genitori e del nonno di Francesco Pio Spinelli, il bimbo morto tre anni fa dopo essere stato investito da un treno regionale in prossimita' della stazione San Marco, a Pescara.

La madre Loreta De Rosa, inizialmente accusata di abbandono di minore e poi il reato venne derubricato in omicidio colposo, e' stata condannata a tre anni di reclusione, mentre 3 anni e 6 mesi di reclusione sono stati inflitti al padre, Virgilio Spinelli, e al nonno Cristoforo Spinelli, questi ultimi accusati di concorso in omicidio colposo. Francesco, dopo essersi allontanato da casa, era passato da un buco presente nella recinzione ed era arrivato nei pressi dei binari.

La Corte, dopo aver evidenziato "una clamorosa mancanza di attenzione da parte della mamma", spiega cosi' la derubricazione del reato contestato alla madre del piccolo: "dalle risultanze processuali non e' emerso in modo chiaro e tranquillante, al di la' di ogni ragionevole dubbio che, Loreta De Rosa, abbia abbandonato il figlio di tre anni e il fratellino di soli due anni con la coscienza e volonta' di lasciarlo in una situazione di evidente e gravissimo pericolo". Relativamente al padre, i giudici teatini evidenziano che "era perfettamente al corrente dello stato dei luoghi perche' era solito frequentare la stalla ed aveva altresi' una pregressa conoscenza dello stato dei luoghi.

Non era una novita' che i bambini giocassero nel cortile, talche', anche nei suoi confronti, ampia era la prevedibilita' e prevenibilita' dell'evento". Sulla colpevolezza del nonno, la Corte evidenzia che e' stato lui a realizzare "il manufatto adibito a stalla" e poi sottolinea "lo specifico obbligo, a carico dei proprietari, nei casi di nuovi insediamenti abitativi industriali adiacenti alle ferrovie, di provvedere alla preventiva idonea recinzione dei terreni in prossimita' della sede ferroviaria".

Infine, rileva anche l'ulteriore profilo di colpa, "caratterizzato dall'aver mantenuto il manufatto adibito a stalla nonostante le numerose diffide e denunce del passato, cosi' come dall'aver realizzato e mantenuto i varchi dal muro di recinzione e dalla stalla fino alla sede ferroviaria, lasciando che i bambini potessero uscire dal recinto ed accedere direttamente alla sede ferroviaria". 


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