Bimbo ucciso, padre biologico rinunciò a patria potestà

Per adozione russa, nessun diniego dei parenti

25 Luglio 2014   09:17  

 Il padre biologico di Maxim rinunciò alla patria potestà. Questo emergerebbe dalla sentenza di adozione del Tribunale russo la cui traduzione è allegata al fascicolo del bimbo di 5 anni soffocato nel sonno dal padre adottivo la notte del 18 luglio scorso a Pescara.

A una prima lettura del dispositivo emergerebbe anche che non risponderebbe al vero il fatto che, come circolato in questi giorni, l' adozione sia stata negata a parenti del piccolo. La sentenza non è però rilevante ai fini dell'inchiesta pescarese.  

E se il padre ha rinunciato alla potestà, alla madre di Maxim era stata tolta, sempre secondo quanto emergerebbe dal dispositivo della sentenza del Tribunale russo oggi in mano agli inquirenti italiani.

Per Maxim, prima della sua adozione in Italia, emergerebbe una storia di degrado e abbandono, come sembra risultare dal dispositivo.

I genitori, separati, e con altri due figli, di cui uno maggiorenne, secondo le carte, avrebbero avuto problemi di alcolismo.

Per questo Maxim, era stato affidato a un orfanotrofio, dove, come risulterebbe ancora dalle carte, nessuno dei parenti sarebbe andato mai a trovarlo, o avrebbe chiesto sue notizie.

Nessuno poi, fra parenti e famiglie russe avrebbe mai preso in considerazione la richiesta di adozione avanzata dal Tribunale dei minori russo. Maxim è arrivato in Italia nel 2012.

Il padre adottivo, Massimo Maravalle di 47 anni, era sotto cure psichiatriche, ma da quattro giorni prima dell'omicidio, come egli stesso ha detto agli inquirenti, aveva sospeso autonomamente la cura, dicendolo anche al suo psichiatra che lo avrebbe dovuto visitare proprio la mattina seguente l'omicidio.  

 


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