Caso De Fanis, una dirigente avvertì l'assessore: "Non spetta a te decidere a chi dare i contributi"
Emergono nuovi retroscena dall'inchiesta che vede indagato l'ex assessore alla Cultura Luigi De Fanis con l'accusa di concussione, truffa aggravata e peculato, insieme alla sua segretaria Lucia Zingariello, la responsabile dell'Agenzia per la Promozione Culturale di Sulmona Rosa Giammarco e l'imprenditore vastese Ermanno Falone.
Dalle varie intercettazioni telefoniche che ne hanno portato all'arresto da parte della Forestale, è infatti emersa una conversazione definita "emblematica" dagli stessi inquirenti, poiché avrebbe avuto l'effetto di bloccare "la gestione clientelare di De Fanis nell'attribuzione dei contributi della legge 43 nel 1973".
La telefonata, risalente allo scorso 21 maggio, intercorse tra De Fanis e la dirigente della Ragioneria generale della Regione Marina Marino, estranea all'inchiesta, che a fronte di una richiesta di erogazione di fondi rispose testualmente che "dal momento in cui vedo che una determina è palesemente illegittima...si vada a leggere se ha modo di prendere questo appunto, articolo 12 legge 241/90", poiché "il decreto 33 in vigore dal 20 aprile ha delegato alla gestione delle risorse il dirigente del settore".
In altre parole, poiché la Regione si era dotata di un nuovo disciplinare per l'erogazione dei contributi regionali, ne conseguiva che un qualsivoglia membro della giunta non aveva più competenza in materia di valutazione delle richieste di fondi nè, tantomeno, della loro erogazione, che sarebbe quindi stata un atto palesemente illegittimo, poiché divenuto compito dei dirigenti.
Competenze che invece, secondo l'accusa rappresentata dal pm Giuseppe Bellelli, De Fanis si sarebbe "per il suo tornaconto economico e politico" ponendosi quindi "in una posizione di forza nei confronti delle persone che facevano istanza per ottenere il contributo".
