Caso Straccia, la famiglia deposita una querela in Procura e chiede la riapertura delle indagini

Potrebbe riaprirsi, dopo essere stato archiviato circa un anno fa, il caso della morte di Roberto Straccia, lo studente originario di Moresco (Fermo) scomparso da Pescara il 14 dicembre 2011 ed il cui corpo senza vita venne ritrovato sulle scogliere nei pressi di Bari il successivo 12 gennaio 2012.

La famiglia del ragazzo, convinta che durante le indagini non sia stato fatto tutto il possibile per chiarire i retroscena di una morte dai molti lati ancora oscuri, ha infatti deciso tramite l'avvocato Marilena Mecchi di depositare una querela presso la Procura dell'Aquila contro i carabinieri di Pescara che svolsero le indagini, lamentando "inquinamento delle prove ed omissione di atti di ufficio" sulla base dei documenti depositati presso la Procura pescarese e quella di Bari, chiedendo dunque la riapertura dell'inchiesta.

Lo scorso 24 giugno, il gip del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea aveva deciso di archiviare la vicenda poiché - si leggeva nelle motivazioni - era "impossibile collegare la morte a condotte penalmente rilevanti". Conclusione mai condivisa dai familiari di Roberto, secondo cui sono molti gli aspetti da chiarire al riguardo.

Innanzitutto, ha affermato l'avvocato Mecchi, "la scomparsa dei tabulati telefonici dei cellulari del ragazzo che sarebbero potuti risultare utili a ricostruire gli spostamenti delle persona che lo conoscevano",  ma anche - ha proseguito l'avvocato - "ben tre tentativi di accesso abusivo sul profilo Facebook di Straccia cinque giorni prima del ritrovamento del corpo da aperte di due persone (di cui un conoscente del ragazzo), dimostrati da ben due perizie e mai perseguiti penalmente, ed il fatto che una delle persone che nel periodo della scomparsa del ragazzo era sottoposta a intercettazione si trovava il 22 dicembre 2011 nei pressi di Bari Palese, dove 15 giorni dopo è stato ritrovato il corpo senza vita di Roberto".