Censis: scolarita' insufficiente e troppa dispersione,serve agire

06 Dicembre 2013   10:49  

In Italia uno dei nodi ancora da sciogliere e' quello della insufficiente scolarita' complessiva, "che presenta sacche ancora significative di popolazione anche in giovane eta' con titoli di studio bassi".

E' quanto rivela il 47esimo 'Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese', secondo cui il 21,7% della popolazione italiana con piu' di 15 anni ancora oggi possiede al massimo la licenza elementare, e i miglioramenti registratisi nel corso degli anni sembrano dovuti soprattutto a fenomeni demografici.

Inoltre in Italia resta un problema la dispersione scolastica: la quota di 'early school leavers', seppure in tendenziale diminuzione, continua a essere significativa e in alcune aree geografiche pericolosamente endemica. Per il Censis da una parte occorre puntare sull'istruzione degli adulti, dall'altra "aggredire la dispersione includendo il territorio".

Sul fronte dell'insufficienza di scolarita', secondo gli esperti del Censis un contributo determinante "puo' e deve essere apportato dal circuito dell'istruzione degli adulti, in corso di revisione e aggiornamento da ormai troppo tempo". Per quanto si tratti di un fenomeno concentrato nelle fasce d'eta' piu' anziane, avverte il Censis, un campanello d'allarme squilla per il 2% di 15-19enni, l'1,5% di 20- 24enni, il 2,4% di 25-29enni e il 7,7% di 30-59enni che non hanno mai conseguito un titolo di scuola secondaria di primo grado.

E anche per quel 56,2% di ultrasessantenni senza licenza media (23% tra gli occupati) i vantaggi di un "ritorno a scuola" sarebbero indiscutibili per il rafforzamento del loro kit di strumenti utili ad affrontare le sfide della complessita' sociale. Tra le classi d'eta' piu' giovani e' inoltre ormai risaputo con quale lentezza si riesca a contenere il fenomeno degli abbandoni precoci degli studi, segnalati dall'indicatore europeo relativo ai 18-24enni non piu' in formazione e con la sola licenza media, che pur in progressiva contrazione si attesta nel 2012 sul 17,6%. 

Il circuito vizioso tra bassi titoli di studio, problemi occupazionali e scarsa propensione all'ulteriore formazione e' infine testimoniato: dalla significativa incidenza tra i giovani Neet di individui con al massimo la licenza media (43,7%); dalla marginale partecipazione della popolazione adulta ad attivita' formative, se in possesso della sola licenza elementare (0,8% del totale) o diploma di secondaria di primo grado (1,9%).

Non dissimile a quella del complesso della popolazione residente, e' la strutturazione per titolo di studio degli immigrati, considerato che nel 2011 circa la meta' (49,9%) di tale gruppo sociale risultava in possesso di un titolo di studio basso, fino alla licenza media.

 

La ricetta del Censis per risolvere il problema della dispersione e' aggredirla "includendo il territorio". Se infatti nel 2012, a livello nazionale, la popolazione di eta' compresa tra i 18 e i 24 anni con al piu' la licenza media, o che non frequentava altri corsi scolastici o attivita' formative superiori ai due anni era pari al 17,6%, in alcune aree del Paese restava al di sopra della soglia del 20%: ad esempio nel complesso delle regioni meridionali (21,1%), o in Sicilia e Sardegna, dove addirittura un quarto dei 18-24enni residenti non partecipava a un percorso di studi e formazione.

I dati illustrati tracciano dunque, in modo evidente, uno scenario nazionale non positivo sotto il profilo del capitale umano disponibile, distante non solo da quello europeo, dove l'indicatore appena analizzato ha un valore sensibilmente inferiore, attestandosi nel 2012 al 12,8%, ma soprattutto dal conseguimento dell'obiettivo fissato da Europa 2020, secondo il quale i giovani che abbandonano precocemente gli studi non dovranno superare la soglia del 10%. 

Della gravita' della situazione sono da tempo consapevoli decisori politici e operatori del settore, che hanno intrapreso numerose iniziative in tal senso. Nonostante questo, si legge nel dossier, abbandoni, pur decrescenti dal 2009, restano comunque a livello sia nazionale, sia ripartizionale al di sopra del 10%. Infatti, in Italia nel 2011 alla fine del primo anno aveva abbandonato gli studi l'11,4% degli studenti iscritti.

Lo stesso indicatore nelle regioni del Nord e del Centro era di poco superiore al 10% (nell'ordine, 10,4% e 10,3%), mentre le regioni meridionali si contraddistinguevano per la maggiore intensita' dei rispettivi tassi di abbandono, con valori pari al 13% nel Mezzogiorno in complesso e al 14,9% nelle sole isole.


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