Chi si vende la pelle dell'orso alla Comunità europea?

di Nunzio Marcelli

09 Maggio 2011   08:35  

Forse l'orso vale piu' da morto che da vivo: a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca – la pelle dell'orso, portata alla Comunita' Europea, fruttera' altri milioni in progetti, ma servira' davvero a salvare la vita autentica di questo animale selvatico?

Torna alla ribalta l'orso: dopo le incursioni nei pollai, adesso un plantigrado è stato ritrovato morto, forse investito da una macchina di passaggio. E tornano a sollevarsi le voci di chi chiede la tutela, le rinnovate richieste di recintare, chiudere, fare progetti con fondi europei.

Come se fosse mancata, in tutti questi anni, una pioggia di fondi soprattutto europei per finanziare collari GPS, ricerche genetiche e altri interventi.

Tutti sicuramente legittimi da un punto di vista scientifico, eppure andrebbero valutati anche alla luce dei loro risultati. Sono almeno vent'anni che l'orso marsicano viene "protetto" in questo modo: e siamo di nuovo qui a parlare di come tutelare i pochi esemplari rimasti. Dopo aver speso milioni, siamo di nuovo a gridare all'emergenza, all'urgenza di interventi immediati.

Forse il buon senso di chi ha seguito una strada percorsa da secoli poteva essere una guida utile, se non fosse rimasta inascoltata in tutti questi anni. Snobbati come troppo folcloristici da un mondo che si ammanta di scientificità, ma che riduce l'orso ad un animale da zoo: questo purtroppo è stato finora il destino delle proposte sensate fatte da pastori e allevatori, che a conoscere l'orso sono abituati da millenni di convivenza.

La presenza delle greggi ha rappresentato da sempre la motivazione cardine del mantenimento, sul nostro territorio, di una popolazione di orsi, che per quanto li si voglia far diventare elementi di un panorama da cartolina, restano dei grandi carnivori.

Il fatto che oggi questi plantigradi siano portati a nutrirsi nei pollai se non addirittura andando a frugare nell'immondizia e avvicinandosi alle case, è un elemento di grave turbamento di un equilibrio che nei secoli si è instaurato tra attività umane, in particolare di allevamento transumante o brado, e presenza dei selvatici.

E non sarà con altri milioni di Euro in collari e ricerche che si risolverà il problema, o pensando di far diventare tutto l'Abruzzo una specie di zoo all'aperto, dove gli orsi – come purtroppo già avviene – vengono nutriti artificialmente, interrompendo quella catena alimentare che ha garantito fino ai nostri giorni la loro sopravvivenza da animali liberi.

Gli allevatori hanno chiesto più volte di poter esporre le loro proposte: proposte semplici, poco costose, di immediata realizzazione. Ma evidentemente interessa di più ascoltare la voce di chi chiede altri milioni di Euro, nonostante il palese fallimento dei costosi progetti già intrapresi.

Chi vive ogni giorno sui pascoli, abituato ad utilizzare al meglio le risorse del territorio, sa come intervenire a costo quasi nullo per la collettività, attingendo ad un patrimonio di conoscenze millenarie, che insegnano come l'orso conviva da sempre con i nostri pastori, mantenendo le sue caratteristiche di animale schivo e selvatico.

Prefetti e assessori, a cui è stato richiesto più volte un incontro, non si sono nemmeno degnati di rispondere: quanti altri orsi morti serviranno, per cambiare rotta?

Nunzio Marcelli, pastore, produttore di formaggi e imprenditore


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