Cialente: ''Governo larghe intese una jattura, per ricostruzione basta comprare dieci F35 in meno''

29 Ottobre 2013   12:40  

Ciascun cacciabombardiere F35 che l'Italia si è impegnata a comperare dalla potentissima multinazionaleLockheed Martin costerà. 100 milioni di euro. Per ricostruire L'Aquila e il cratere per il 2014 ad oggi non c'è un euro. Serve almeno un miliardo. Cosa impedisce di acquistare non novanta, ma solo ottanta cacciabombardieri? In questo modo si otterrebbe la copertura economica di cui la ricotruzione abruzzese ha urgente bisogno. 

E' questa l'ennesima proposta del sindaco Massimo Cialente, che invita il governo delle larghe intese, da lui definito una jattura, ad aprire anche una vertenza con l'Europa, perché in caso di calamità e ricostruzioni a seguito di catastrofi, non possono valere gli stringenti vincolo di bilancio imposti agli stati membri. Enrico Letta comunque, per Cialente sta facendo un buon lavoro. Nega infine che il Pd aquilano si stia isolando sulla difficile vertenza della ricostruzione.

A proposto di cacciabombardieri F35, spiega Massimo Mostallino su Lettera 43:

''In caso di rinuncia al programma, l’Italia non dovrebbe pagare nessuna penale alla Lockheed Martin. Il costruttore americano infatti è già in ritardo di tre o quattro anni sui tempi previsti nei contratti, secondo le fasi di lavorazione e progettazione. E la consegna non si sa quando potrà avvenire in quanto, per ammissione del Pentagono degli Stati Uniti, al momento l’F35 non è in grado di combattere, perché sarebbe facile preda e bersaglio di caccia assai più vecchi ma molto più efficienti, come quelli in uso all’aviazione russa. 

Ed è facile capire che un aereo già obsoleto prima ancora dei suoi collaudi finali, nel 2027, quando l’Italia finalmente riceverà gli F35 cominciati a pagare 28 anni prima, sarà soltanto un costosissimo pezzo da museo, conservato per mostrare il fallimento di un ambizioso programma precipitato prima ancora del decollo. (...)

La partecipazione italiana è cominciata col pagamento di 10 milioni di dollari, versato ai produttori nel 1999 dal governo di D’Alema per sedere al tavolo dell’affare dell’aereo che per ora non funziona.

Poi, nel giugno del 2002, l’Italia ha dato via libera al pagamento di 1 miliardo e 28 milioni di dollari, seguiti da un altro pagamento di 904 milioni di dollari nel 2007.

Da allora, ogni anno, l’Italia ha versato tranche di circa mezzo miliardo di euro all’anno, mentre i costi previsti - stabiliti e innalzati unilateralmente dai costruttori - sono già passati da 13 miliardi a 17 miliardi di euro (questo è il calcolo italiano, a fronte degli impegni presi in dollari).

Ma di recente il Sole24Ore ha stimato che il prezzo finale possa aggirarsi tra i 21 e i 25 miliardi di euro.''

 

 


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