Cinesi che sfruttano italiani, scoperti nel Teramano. Sequestrati 22 laboratori tessili

Lavorazioni svolte in alcuni casi per ditte italiane

22 Aprile 2013   12:59  

Cinesi che sfruttano italiani.

E' quanto emerge nel teramano, a conclusione dell'operazione di controllo di carabinieri del nucleo ispettorato del Lavoro ed Ispettorato di Teramo, contro il lavoro nero, denominata "Filorientale", condotta in Val Vibrata nel corso di un mese e mezzo.

L'operazione ha portato al sequestro di 22 laboratori tessili e di pelletteria, per un valore complessivo di 8,5 milioni di euro. Un lavoratore su tre e' stato trovato in nero.

L'operazione "Filorientale" ha puntato alla verifica della corretta attuazione delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, nonche' all'emersione del lavoro nero e sommerso nei laboratori di confezioni e di pelletterie gestiti da imprenditori di etnie cinesi, presenti soprattutto nella zona della Val Vibrata, dove si lavorano o si confezionano capi commissionati da famose griffe.

Dormitori posticci, divisi dagli spazi lavorativi solo da pareti di cartongesso, e anche spazi adibiti a refettori condividono gli spazi lavorativi; i locali di lavoro sono risultati privi di riscaldamento, umidi, fatiscenti e senza alcuna garanzia igienica e di sicurezza.

Nei controlli, che hanno impegnato 68 persone specializzate (13 ispettori del lavoro, 15 militari tra Nucleo operativo e nucleo ispettorato lavoro e 40 militari dell'Arma territoriale), sono stati perquisiti 30 laboratori, risultati tutti irregolari, identificati 296 lavoratori extracomunitari, di cui 75 in nero - tra cui 16 clandestini ed un minore.

Sono stati sequestrati 22 immobili tutti di proprieta' di cittadini italiani, elevate 1.379 prescrizioni per violazioni alle normative sulla sicurezza per 7 milioni di euro, sospese 19 attivita' imprenditoriali e contestate sanzioni amministrative per 333mila euro.

Sul fronte dell'evasione contributiva, l'ammontare supera 1,2 milioni di euro e in totale sono stati 30 i cittadini cinesi denunciati a piede libero alla magistratura.

Le indagini hanno permesso di accertare che in alcuni casi le lavorazioni sono state svolte per conto di ditte italiane con sedi nella provincia di Teramo e in regioni vicine.


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