Coldiretti, crollo vendita carni, un italiano su dieci ha detto addio alla carne

Un terzo delle carni in commercio ha origine straniera

05 Maggio 2016   10:26  

Quasi un italiano su dieci ha detto completamente addio alla carne e nel 2015 gli acquisti sono crollati del 9% per quella di maiale, del 6% per quella bovina e dell'1% per quella di pollo e per i salumi, toccando i minimi dall'inizio del secolo.

E' quanto emerge dal dossier #bracioleallariscossa presentato dalla Coldiretti, oggi, a Torino, nell'ambito della Giornata nazionale della carne con i vertici dell'organizzazione ed operatori dell'industria, del commercio, della ristorazione, del turismo e del mondo scientifico.

Il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano mentre la percentuale di vegani ha raggiunto l'1% nel 2015 per un totale dell'8% di persone che non mangia carne, in aumento rispetto all'anno precedente.

Proprio nel 2015, spiega la Coldiretti, "la carne perde per la prima volta il primato ed e' diventata la seconda voce del budget alimentare degli italiani dopo l'ortofrutta, con una spesa scesa a 97 euro al mese ed un'incidenza del 22% sul totale".

"Il risultato di un trend negativo in atto da anni - sottolinea ancora l'organizzazione - e' che non si e' mai mangiata cosi' poca carne in Italia dall'inizio del secolo rispetto al consumo degli Stati Uniti che e' superiore a quello nazionale del 60%, degli australiani del 54%, degli spagnoli del 29% e quello dei francesi e dei tedeschi del 12%.

Le quantita' di carne portate realmente in tavola dagli italiani sono scese in media a 85 grammi al giorno, ben al di sotto - precisa Coldiretti - dei 100 grammi al giorno fissato dai piu' accreditati studi di ricerca".

"Serve educazione e buon senso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili di vita alimentari ai quali l'agricoltura italiana - dice il presidente Roberto Moncalvo - puo' offrire grandi opportunita' di scelta. Propio il rispetto dei principi della dieta mediterranea ha garantito fino ad ora in Italia una speranza di vita di 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne".

L'impatto del calo dei consumi di carne e' forte dal punto di vista economico. Negli multimi cinque anni, denuncia la Coldiretti, - hanno chiuso quasi 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall'estero che oggi rappresentano quasi un terzo dei consumi.

"Il risultato e' che - si legge nel dossier #bracioleallariscossa - in cinque anni dalla fattoria Italia sono scomparsi circa trecentomila bovini da carne, mezzo milione di maiali e settecentomila conigli e oggi in Italia sono rimasti appena 80mila allevamenti di bovini da carne, cinquemila di maiali e 4500 di polli da carne.

In gioco - e' stato rilevato - c'e' il futuro deklke stalle nazionali dove sono ancora allevatui 8,7 milioni di maiali, 6,1 milioni di bovini da carne e 6,5 milioni di conigli, ma risultano minacciate ben 24 razze di bovini, 10 di maiaili e 10 di avicoli".

Per quanto riguarda le importazioni, "oggi viene dall'estero il 40% della carne bovina consumata in Italia e il 35% di quella di maiale, mentre le importazioni sono marginali per pollo e tacchino.

Sono a rischio 180mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell'ordine di 30 miliardi di euro".

 Un terzo delle carni sulle tavole degli italiani e' di provenienza straniera.

Lo dice la Coldiretti sottolineando che negli ultimi cinque anni, hanno chiuso quasi 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall'estero. Importazioni che oggi rappresentano quasi 1/3 dei consumi, con effetti sull'economia, sull'occupazione e sulla sicurezza alimentare.

Nel dossier "#bracioleallariscossa presentato dalla Coldiretti alla Giornata nazionale della Carne italiana, si evidenza che in cinque anni dalla fattoria Italia sono scomparsi circa trecentomila bovini da carne, mezzo milione di maiali e settecentomila conigli e oggi in Italia sono rimasti appena 80mila allevamenti di bovini da carne, cinquemila di maiali e 4500 di polli da carne.

"In gioco - precisa la Coldiretti - c'e' il futuro delle stalle nazionali dove sono ancora allevati 8,7 milioni di maiali, 6,1 milioni di bovini da carne e 6,5 milioni di conigli, ma risultano minacciate di estinzione ben 24 razze di bovini, 10 di maiali e 10 di avicoli sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. 

Oggi - denuncia la Coldiretti - viene dall'estero il 40% della carne bovina consumata in Italia e il 35% di quella di maiale mentre le importazioni sono marginali per la carne di pollo/tacchino.

Gli arrivi da Paesi comunitari e extracomunitari di carne a basso prezzo senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilita' garantiti dall'Italianita' provoca la chiusura delle stalle, impoverisce le attivita' di trasformazione e distribuzione ad esse legate e fa venir meno il presidio ambientale e di legalita' di interi territori, mettendo a rischio 180 mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell'ordine di 30 miliardi di euro con una ripartizione praticamente equivalente tra carne bovina, di maiale e di pollo/tacchino.

Le carni nazionali sono - sottolinea la Coldiretti - piu' sane, perche' magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione "Dop" che assicurano il benessere e la qualita' dell'alimentazione degli animali.

Non a caso - precisa la Coldiretti - l'Italia vanta il primato a livello europeo per numero di prodotti a base di carne "Dop", ben 40 specialita' di salumi che hanno ottenuto la denominazione d'origine o l'indicazione geografica". 

L'impegno degli allevatori italiani per la salvaguardia della qualita', della biodiversita' e dell'ambiente, aggiunge ancora Coldiretti, "e' confermato dall'azione di recupero delle razze bovine italiane storiche da carne che dopo aver rischiato l'estinzione sono tornate nelle campagne italiane con un aumento del 65% nel numero di animali allevati dall'inizio del secolo nel 2000, sulla base delle iscrizioni al libro genealogico.

La razza piemontese e' la piu' diffusa e puo' contare su ben 240mila capi mentre sono 52mila quelli di razza marchigiana, 43mila di chianina, 13mila romagnola, 10mila maremmana e 30mila podolica per un totale di circa 388mila animali allevati. Un risultato reso possibile anche grazie, precisa la Coldiretti, a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l'adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilita' elettronica e forme di vendita diretta della carne da parte degli allevatori attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica".

"Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "per salvare un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese e' importante verificare le etichette che obbligatoriamente devono indicare la provenienza della carne fresca per scegliere la filiera italiana della carne che crea occupazione, produce ricchezza e presidia il territorio delle nostre regioni, ma garantisce anche qualita' e sicurezza alimentare grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari piu' estesa d'Europa". 


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