Commercio: Cna Chieti, basta a grande distribuzione

04 Marzo 2014   13:08  

"Basta con i nuovi grandi insediamenti commerciali. Non si possono invocare misure per la rinascita dei centri storici, e delle attivita' commerciali e artigianali che contengono, e nello stesso tempo autorizzare nuovi maxi insediamenti che ne certificherebbero la morte".

E' quanto sostiene il direttore della Cna di Chieti, Letizia Scastiglia, in relazione all'annunciata concessione di due nuove autorizzazioni relative a "Megalo' 2" e "Megalo' 3"; se portate a termine, consentirebbero l'apertura, nell'area dello Scalo, accanto al colosso della grande distribuzione gia' esistente, di altre strutture gemelle.

"I dati - attacca Scastiglia - sono chiarissimi: in Abruzzo, secondo uno studio del 2011 realizzato da Ac Nielsen, Mse ed Istat, ci sono 297,1 metri quadrati di superficie della grande distribuzione ogni mille abitanti. Tutto cio' a fronte di una media nazionale di 279,5. In grandi regioni, come la Toscana, la media e' di 221 metri quadrati; nel Lazio di 262; in Emilia Romagna di 268.

L'Abruzzo ha piu' metri quadrati perfino della Lombardia, ferma a 294. Cio' vuol dire che da noi la presenza della grande distribuzione e' gia' debordante, sovradimensionata e fuori misura, e che non si vede ragione alcuna per accrescere ancora di piu' numeri che definirei 'mostruosi'".

"Oltretutto - osserva ancora Scastiglia - se questa e' la media regionale, e' facile intuire come nell'area Chieti-Pescara, che e' quella piu' infrastrutturata anche da questo punto di vista, le cifre divengano enormi". Critica, la direttrice della Cna di Chieti lo e' infine su due altri aspetti.

Il primo e' legato strettamente alle perplessita' espresse dal mondo ambientalista: "Si tratta di aree, quelle previste per i nuovi insediamenti, a documentato rischio in caso di alluvioni, e gia' a novembre scorso se ne ebbe un assaggio".

Il secondo alla politica degli amministratori locali: "A Chieti, un mese fa, centinaia di piccoli esercenti, guidati dalle associazioni d'impresa, hanno restituito simbolicamente le chiavi delle loro attivita' al Comune. Proclamare la necessita' di riqualificare i centri storici, e poi concedere autorizzazioni che li desertificherebbero, non ha senso".


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