Concorsone, l'appello di un'idoneo, ci vuole pari opportunità per tutti

riceviamo e pubblichiamo

18 Luglio 2014   12:22  

Lettera aperta di un idoneo al concorso Ricostruzione Abruzzo

Mi presento: mi chiamo Marco e sono un ragazzo, o almeno lo sono dentro avendo già compiuto 45 anni.

Insieme a molti altri, circa 37mila, l’anno scorso ho partecipato al Concorso Ripam-Abruzzo, il cosiddetto “Concorsone” organizzato per selezionare le figure professionali necessarie alla Ricostruzione dei comuni abruzzesi colpiti dal sisma del 2009.

Ho affrontato questo concorso pur essendo precario, con impieghi in vari enti pubblici e soggetti privati, da 17 anni, gli ultimi dei quali presso la Regione Abruzzo, ma non ho potuto, e voluto sfruttare la “riserva” di posti destinata ai precari in quanto ho collaborato solo saltuariamente alle attività connesse alla ricostruzione.

Nonostante l’età e l’esperienza, che spesso non aiutano a lanciarsi in una avventura così stressante, ho pensato che da Aquilano, non potevo non partecipare e provarci.

E allora concorso sia, mi sono detto, e dopo la prova preselettiva, 4 prove scritte e una prova orale sono risultato idoneo, ai primissimi posti in una graduatoria dalla quale qualsiasi amministrazione volenterosa può attingere per le proprie necessità, risparmiando su procedure concorsuali a volte complesse, lunghe e costose.

E’ solo questione di tempo ho pensato, e infatti così, almeno per me è stato.

Dopo 4 assunzioni a tempo indeterminato nei comuni di Giugliano e Marano, finalmente un piccolo paese delle Marche, dimostrando intelligenza e correttezza, ha deciso di attingere da queste graduatorie anteponendo agli interessi di consenso locale, la trasparenza nelle procedure e il risparmio di risorse pubbliche.

E’ il mio turno, mi hanno chiamato e ho accettato, e insieme a un altro giovane collega aquilano, lavoreremo con contratto a tempo indeterminato presso il comune di SantElpidio a mare, dove probabilmente in futuro mi stabilirò insieme alla mia famiglia.

Questa possibilità si è concretizzata grazie alla segnalazione del Comitato Vincitori e idonei del Concorso per 300 posti Ricostruzione Abruzzo: ragazzi volenterosi e ostinati che con molto impegno, volontà e tenacia pubblicizzano tali graduatorie presso qualsiasi amministrazione che può essere interessata, in particolare presso quelle abruzzesi, alle quali il concorso era dedicato.

Insieme alla soddisfazione per la nuova opportunità, che rappresenta anche una scelta di vita per me e la mia famiglia, non posso nascondere l’amarezza per il fatto che nella mia regione e in particolare nella zona del cratere queste opportunità non solo, non vengano prese in considerazione ma, in alcuni casi, addirittura osteggiate, molte volte per ignoranza, altre forse per clientelismo e, nella maggior parte dei casi, probabilmente, per menefreghismo e superficialità.

A questo proposito, è lodevole la fantasia messa in campo da alcuni enti deputati alla ricostruzione, che con sforzi notevolissimi, cercano di inanellare e giustificare un bando dietro l’altro di assunzioni di collaboratori, precari, lavoratori interinali, consulenti vari evitando attentamente qualsiasi attingimento dalle graduatorie di idonei.

Ironia a parte, insieme alla felicità per la nuova avventura si aggiunge il rammarico, per non aver avuto la possibilità di poter mettere l’esperienza maturata a servizio della mia città. Mi sarebbe piaciuto contribuire alla “Ricostruzione”, intesa sia come tessuto urbano ma soprattutto come vita sociale, forse la vera ricostruzione di cui avremmo tutti bisogno, ma che non è ancora iniziata e di cui forse troppo pochi sentono la mancanza.

Ma, a parte questo aspetto, ciò che non condivido è che le opportunità per entrare a far parte di una pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Comuni o Uffici speciali) dipendano, sempre più spesso, più che dalla preparazione o dall’esito di selezioni (delle quali si può discutere, ma che comunque hanno regole certe), dalla “fortuna” di inviare una domandina per un contratto di qualche mese che, rinnovo dopo rinnovo, si trasforma in un impiego quasi stabile. Oppure, in alcuni casi dove la ruota gira in modo particolarmente favorevole, si fanno “stabilizzazioni” come quella di cui si sente parlare in questi giorni, con leggi o emendamenti “ad hoc” che consentono a pochi fortunati di ottenere un contratto a tempo indeterminato, (a volte con selezioni con prove non adeguate o con requisiti fortemente limitativi per altri), trasformandosi nel contempo in una ingiustizia nei confronti di chi non ha potuto partecipare, come per i tanti idonei del “concorsone” che non avevano la necessaria esperienza nella PA e sono stati esclusi dallo sbarramento dei titoli, ma anche per altre migliaia di precari che non sono stati assunti sotto la buona stella.

Non me ne voglia nessun lavoratore precario (categoria della quale faccio parte, come detto prima, da circa 17 anni) tra i quali conosco ottime persone sia dal punto di vista umano che lavorativo, ma la possibilità di fare parte di un'amministrazione deve essere garantita da un concorso pubblico libero e aperto, nel quale, chiunque voglia partecipare e ha i giusti titoli, ne deve avere la possibilità: questo è sancito dalla nostra Costituzione ed è la garanzia che vengano scelte le persone migliori, non quelle che hanno la fortuna di “cogliere l’attimo”.

Vorrei in ultimo ringraziare tutti i ragazzi e le ragazze del Comitato Vincitori e idonei del Concorso per 300 posti Ricostruzione Abruzzo ai quali devo grande riconoscenza per l’opportunità che ho potuto cogliere, ma soprattutto perché conoscendoli ho scoperto persone che lottano per gli altri, per il rispetto delle regole ma soprattutto lo fanno con totale generosità e altruismo; avervi incontrato mi fa pensare che c’è qualche speranza per il futuro, e stavolta non mi riferisco allo scorrimento delle graduatorie… GRAZIE.

 

Marco Caffarelli

 


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