Copenaghen. Senza trasparenza nessun accordo

Un’occhiata alla Regione Verde

18 Dicembre 2009   00:01  

E’ lunga e difficile la strada che le grandi Potenze dovranno percorrere per frenare il surriscaldamento climatico che minaccia il Pianeta. Mentre il vertice di Copenaghen entra nella sua fase più calda, diversi sono i conflitti e i timori emersi ai tavoli del clima e dell’ambiente.

Non ultimo il pessimismo espresso dalla Cina, fino a ieri particolarmente dubbiosa sul buon esito del summit, tanto da preconizzare un’intesa unicamente politica in sostituzione del vero e proprio accordo che tutti si aspettano concluda i lavori danesi.

Nel corso dell’incontro di ieri tuttavia, il dibattito ha preso una piega diversa, conducendo a discorsi e affermazioni che hanno praticamente ribaltato l’atteggiamento cinese, con un Wen Jiabao che ha ammesso di attribuire “grande importanza” al problema clima, ribadendo “il sincero impegno” che la grande Repubblica Popolare intende investire nella lotta al cambiamento climatico.

Nonostante gli almeno due decenni di ritardo, e le poche ore rimaste a disposizione per la formulazione di un pacchetto clima in grado di rallentare i mutamenti ambientali arrecati dall’azione umana, una prima storica dichiarazione è infatti giunta a rasserenare gli animi ambientalisti di tutto il mondo.

Si tratta dell’intervento espresso dal Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che si è detta favorevole alla creazione di un “Fondo per il trasferimento delle tecnologie pulite” nei Paesi in via di Sviluppo.

100 miliardi di dollari l’anno da oggi fino al 2020 verranno versati in favore di tale progetto, a condizione che l’accordo sia –per usare gli stessi termini espressi dalla Clinton- “operativo e trasparente”, e pertanto non esposto a manipolazioni politiche che ne alterino lo scopo originario.

IL PROBLEMA DELLA GESTIONE DEI FONDI

In effetti gli ostacoli maggiori ad un accordo globale che salvi il Pianeta dal progressivo malessere ambientale cui va incontro, non sembrano riguardare tanto il reperimento delle risorse sufficienti all’attivazione del Fondo, ma gli aspetti connessi alla sua gestione.

Un tema sollevato anche dall’India, disposta a “fare di più” se solo si ottenessero “credibili garanzie sui trasferimenti tecnologici e i sostegni finanziari erogati dai Paesi ricchi”.

In poche parole si tratta di realizzare un sistema in grado di fornire solide garanzie a tutti i Paesi coinvolti nel progetto: il pericolo che le risorse vengano dirottate dal programma delle rinnovabili al sostegno di ben note prassi belliche è notevole, come alto è il rischio che a controllare il meccanismo sia il solito apparato verticistico controllato da pochi.

UNO SGUARDO ALL’ ABRUZZO

Ma il timore che pochi controllino le risorse di tanti non appartiene soltanto ai Grandi della Terra. Dopo l’approvazione della legge antipetrolio firmata dalla Giunta Chiodi lo scorso 15 dicembre, sono molte le associazioni abruzzesi in ansia per il futuro della Regione Verde.

Secondo le varie Onlus ambientaliste e gli esponenti locali di Pd, Verdi, Rifondazione e Pdci, il suddetto disegno di legge non garantirebbe il cambio di marcia a lungo agognato per l’Abruzzo.

Il dispositivo approvato dalla maggioranza,che pure ha il merito di bloccare le attività a terra delle compagnie petrolifere, è apparso agli occhi dell’opposizione come incompleto e vulnerabile.

Ad impensierire parte del Consiglio Regionale è il pericolo che così com’è la legge antipetrolio venga impugnata dal Governo davanti la Corte Costituzionale, esattamente come accaduto alla normativa precedente.

Per evitare il rischio di un nuovo ricorso, il Partito democratico aveva proposto alla maggioranza una serie di modifiche atte a rendere meno vulnerabile il disegno antipetrolio(operazione che ha coinvolto anche il noto costituzionalista Mangiameli dell’Università di Teramo), ma nessuno degli emendamenti elaborati dall’opposizione è stato preso in considerazione in fase di voto.

A parte l’utilizzo di alcune parti delle soluzioni avanzate dal Pd -come quella del “Piano di settore” che prevede l’indicazione delle aree in cui le attività estrattive siano o meno consentite- il disegno legge approvato a fine novembre dalla giunta Chiodi, e votato in via definitiva qualche giorno fa, non contenta l’opposizione, rimasta insoddisfatta anche per il mare e la costa lasciati in balia delle compagnie petrolifere.

OGGI A PESCARA UN BRINDISI PER LA TERRA

Si terrà oggi 18 dicembre alle 17.30 il brindisi augurale in onore di Copenaghen organizzato da Legambiente Abruzzo.

Nell’ampia e natalizia area pescarese di piazza Salotto, verrà montato uno stand informativo sulle energie rinnovabili, le emissioni di CO2 e il nucleare, con la possibilità per chiunque voglia di sottoscrivere la petizione “Sole per Tutti”.

Da piazza della Rinascita i circoli e la segreteria di Legambiente si riuniranno davanti lo stesso striscione utilizzato sul Ponte del mare alla vigilia del vertice danese sul clima.

Sullo sfondo di “Fermiamo la febbre del Pianeta” gli esponenti della nota Onlus brinderanno assieme alla cittadinanza come forma speciale di augurio: quello di guarire il Pianeta dalla malattia che gli abbiamo inferto.


Il video di Legambiente sul Ponte del Mare a Pescara

 

I servizi precedenti su clima e ambiente in Abruzzo:

Un futuro nero per la Regione Verde?

La relazione pericolosa tra sisma e petrolio

Intervista alla ricercatrice Maria Rita D'Orsogna

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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