Crisi e rabbia nell'industria italiana

20 Febbraio 2018   10:14  

Non c'è solo il caso Embraco in cima ai dossier caldi dell'industria italiana, da tempo alle prese con crisi croniche e vertenze sindacali. Molte realtà, come la vicenda di Alcoa (cinque giorni fa il closing della vertenza sull'impianto ex Alcoa di Portoveseme ceduto alla Sider Alloys) sono riuscite a trovare una soluzione in grado di sbloccare in qualche modo la profonda instabilità economica in cui versavano. Altre invece sono squarciate da crisi latenti che si trascinano da anni, come i casi di Ilva e Alitalia.

Spinoso il dossier Alitalia. Dopo una prima parte della navigazione della nuova compagnia targata Etihad relativamente tranquilla, la situazione è precipitata. E non è certo una novità per un'aviolinea che, a parte alcune parentesi, è di fatto perennemente in crisi dall'inizio degli anni '90. La speranza di chiudere prima del 4 marzo la vendita di Alitalia si è infranta contro la prudenza dei potenziali acquirenti di evitare, vista la materia altamente 'sensibile', i condizionamenti della campagna elettorale e procedere a una stretta, se vi saranno le condizioni, nel nuovo contesto che si definirà con il responso delle urne. Posizioni non espresse ufficialmente ma, in alcuni casi, lasciate trapelare più o meno esplicitamente.

Nei giorni scorsi, questo è stato il messaggio veicolato da fonti vicine al quartier generale di Air France. La parola d'ordine è quella di evitare accelerazioni e attendere l'esito delle elezioni. Se il colosso francese, scottato dalla precedente della campagna del 2008, sembra avere le sue buone ragioni, lo stesso ragionamento è condiviso anche degli altri soggetti in pista, da Lufthansa a EasyJet.

Tra i nodi da sciogliere dell'aviolinea, c'è poi la questione del rinnovo del contratto di lavoro. Prima della scadenza di fine gennaio, le parti si sono accordate su un'ulteriore proroga al 28 febbraio prossimo. Sul tavolo, riferiscono fonti sindacali, ci sono le richieste su possibili voci di risparmio quali congedi parentali. Altro tema è quello dell'indennità di volo, prevista dagli accordi del 2008 al momento della privatizzazione della compagnia, che consentiva ai piloti, a fronte di un determinato numero di ore volate, di non scendere sotto la soglia del 93% della retribuzione dei piloti della vecchia Alitalia.

Oltre a Embraco e Alitalia, c'è poi il caso Ilva. La trattativa con Arcelor Mittal per l'acquisizione dell'acciaieria più grande d'Europa, ferma in attesa della pronuncia del Tar di Lecce, rischia di finire con un buco nell'acqua per la disputa tra la regione Puglia e il governo sui piani ambientali. Dopo l’incontro al Mise del 12 febbraio scorso, la convocazione del tavolo di confronto tra Fim Fiom Uilm e Am Investco in programma ieri, è saltato, e il nuovo round al momento non è stato riprogrammato. La trattativa per la cessione del gruppo dovrebbe poter entrare in una fase di accelerazione anche se al momento questo rush finale, auspicato soprattuto dal Mise, sembra di difficile realizzazione.

Oltre alle grandi vertenze, sono poi aperte importanti partite industriali e finanziarie. A cominciare dal caso Mediaset-Vivendi. La causa civile che vede contrapposti Mediaset e Fininvest da un lato contro Vivendi è stata rinviata al 27 febbraio prossimo. Una decisione per favorire l'accordo extragiudiziale sul contenzioso legato a Premium. Fininvest e Mediaset hanno chiesto complessivamente circa 3 miliardi di euro di danni al gruppo francese guidato da Vincent Bollorè, che due anni fa non ha rispettato l‘accordo per acquisire Mediaset Premium e ha successivamente aumentato la sua partecipazione in Mediaset.

Qualche giorno fa, il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha fatto sapere che il negoziato con Mediaset "è in corso", mentre sul tema dell'investimento nel capitale di Cologno, il manager si è limitato ad osservare che "il nostro obiettivo rimane lo stesso, produrre e distribuire contenuti".



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