Crisi nera in Italia e la parola lavoro non ha più significato

Dal 2007 l'80% in più di disoccupati

12 Aprile 2013   19:11  

Non solo siamo un popolo sempre più disoccupato e anziano, ma la sfiducia è tale che neanche si cerca più un posto per lavorare.

Il rapporto dell'Istat è terribile a leggerlo, in italia il 43% dei disoccupati, ben 1 milione e 300 mila persone, dichiara apertamente di non cercare più impiego perchè "inutile".

Nel 2012 erano solo 111 mila gli sfiduciati e nel 2011 118 mila. Insomma la sfiducia è cresciuta di oltre 10 volte nelle speranze degli italiani.

L’analisi della Bce, che analizza i dati dell'intera comunità europea, evidenzia che “la debolezza dell’attività economica nell’eurozona “si è protratta fino alla parte iniziale del 2013 e per la seconda metà dell’anno si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischi al ribasso”. In “diversi paesi” dell’area dell’euro le condizioni del credito per le aziende sono “restrittive”, “in particolare per le piccole e medie imprese”, afferma ancora la Bce nel suo bollettino mensile.

I disoccupati in Italia sono passati da 1,506 milioni del 2007 a 2,744 milioni del 2012: un aumento di 1,238 milioni pari a una variazione superiore all’80%.

Se questi dati sono incredibili vi basti pensare che la stessa Banca d'Italia ha dichiarato che dal 2007 il nostro paese ha perso ben 7 punti di PIL, una crisi, questa che stiamo vivendo, pari se non peggiore di quella del secondo dopo guerra.

“L’economia italiana sta attraversando la crisi più profonda dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. - scrive l'AGI - Rispetto al 2007 il prodotto interno è sceso di 7 punti percentuali, il numero di occupati di 600.000 unità”. I dati sono stati forniti dal vicedirettore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenuto presso l’Università Federico II di Napoli a un convegno dedicato a “L’industria italiana e meridionale negli anni della crisi”.

Alcuni pensano che serva un miracolo per salvarsi, altri credono che sia proprio impossibile, ma diciamo che noi a differenza di Grecia e Cipro abbiamo dalla nostra le dimensioni del mercato e la concreta possibilità che una caduta dello Stato italiano contagi altre economie neanche troppo deboli come quella francese.


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