Da inchieste anche incubo incolumità per cittadini

05 Aprile 2014   10:32  

A L'Aquila, a 5 anni dal devastante sisma, migliaia di cittadini continuano a vivere nelle 19 new town lasciate a deteriorarsi perchè senza alcuna manutenzione e per di più con l'incubo incolumità.

Ciò dopo le recenti inchieste penali sulla realizzazione delle abitazioni provvisorie del progetto "Case", ma anche dei moduli abitativi provvisori (Map) per i quali i consulenti della Procura hanno accertato l'uso di materiali non idonei e in taluni casi scadenti. Per questo il professor Mauro Dolce, responsabile del procedimento di realizzazione del Progetto Case è stato condannato (nel corso del rito abbreviato) alla pena di un anno di reclusione e mille euro di multa (pena sospesa e non menzione) mentre è stato rinviato a giudizio Gian Michele Calvi, direttore dei lavori del Progetto Case, e Agostino Marioni, dirigente di una delle ditte fornitrici degli isolatori sismici, la Alga Spa.

Il processo per questi ultimi due imputati è stato fissato per i primi di ottobre. Sempre sotto il profilo dell'attività giudiziaria, è stata fissato ad ottobre il processo d'Appello alla Grandi Rischi, segnata dalla sentenza di condanna del 22 ottobre 2012 a 6 anni di reclusione per i sette scienziati della Commissione che si riunì all'Aquila una settimana prima del sisma.

Si tratta di Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi rischi; Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, allora presidente dell'Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv); Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova.

In più, Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione civile e Giulio Selvaggi, allora direttore del Centro nazionale terremoti dell'Ingv.

L'accusa per tutti è di lesioni e omicidio colposo. In pratica ai sette il Tribunale dell'Aquila ha contestato di avere minimizzato i pericoli nei giorni antecedenti al terremoto dell'Aquila del 2009, che ha fatto 309 vittime.

Il quinto anno dai tragici accadimenti legati al terremoto fa segnare un'altra inchiesta penale destinata a far discutere: quella sulla Grandi rischi bis, che vede indagato l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

Nei giorni scorsi l'avvocato generale Romolo Como, al quale il procuratore generale ha affidato l'indagine dopo averla avocata, (a seguito di una istanza presentata dalle parti offese dopo alcune richieste di archiviazione della Procura della Repubblica) ha chiesto una proroga di sei mesi al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella.

Questa inchiesta ha visto già le audizioni testimoniali di Giuseppe Zamberletti, predecessore di Bertolaso alla Protezione civile e dell'ex vicesindaco dell'Aquila Roberto Riga.

A Bertolaso si contesta di essere il mandante della riunione del 31 marzo 2009 nella quale gli esperti della commissione Grandi rischi lanciarono un messaggio tranquillizzante alla popolazione circa l'ipotesi di un forte terremoto. Poi, il 6 aprile, ci fu la catastrofe.

Secondo la difesa (e pure la Procura della Repubblica) Bertolaso non ha partecipato alla riunione, non è un sismologo e dunque va scagionato.

Verso fine anno ci potrebbero essere le prime risposte a tale proposito.

Sul fronte dei crolli degli edifici pubblici e privati (225 entrati nella maxi inchiesta del post-sisma) si evidenziano due sentenze di cui una assolutoria per il crollo di una parte dell'ospedale dell'Aquila (in cui non ci sono state vittime) ed una di condanna (per due persone rispettivamente costruttore ed esecutore di opere di ristrutturazione dell'edificio) per il crollo di una palazzina in via Gabriele D'Annunzio in cui sono morte 13 persone.

Costoro sono stati condannati a 3 anni e 3 anni e mezzo di reclusione, oltre al pagamento di cospicue somme di denaro come provvisionale.

Recente, infine, l'inchiesta "Do ut Des" della Procura della Repubblica dell'Aquila che ha portato gli investigatori della squadra mobile della Questura ad arrestare 4 persone e ad indagarne altrettante (tra politici, funzionari pubblici ed imprenditori) accusati di aver creato un sistema ben radicato di tangenti per ottenere dazioni di denaro per l'aggiudicazione degli appalti.

Sono indagati di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita. Capitolo a parte, infine, le infiltrazioni mafiose nella ricostruzione.

Come denunciato dalla Dna nel rapporto 2013 la criminalità è stata presente nei primi due anni del post-sisma, quando i soldi c'erano.

Ora, in attesa che davvero L'Aquila e i 56 Comuni del cratere sismico diventino il più grande cantiere d'Europa, bisognerà monitorare con attenzione le società che parteciperanno agli appalti. Parola di Olga Capasso, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.


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