Danilo Di Luca squalificato a vita dal tribunale nazionale antidoping

05 Dicembre 2013   20:12  

 Un giorno che restera' alla storia del ciclismo italiano, il piu' lungo: Danilo Di Luca, vincitore del Giro d'Italia 2007 e di importanti classiche come l'Amstel Gold Race, la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia, da oggi dice addio alla sua professione.

Squalificato a vita, questa la sentenza shock (anche se prevedibile) emessa nel pomeriggio dalla seconda sezione del Tribunale Nazionale Antidoping presieduta dall'avvocato Luigi Fumagalli.

E' la prima volta che un ciclista italiano viene radiato: "Non e' una cosa bella -attacca il 37enne abruzzese - non c'e' da esserne felici ma era gia' tutto scritto e questo mi fa pensare che devo pagare per tutti".

Pesante come un macigno, anche se il 'Killer di Spoltore', cosi' lo chiamano i suoi fans, si era gia' organizzato, e da anni ormai ha messo in piedi una ditta di vendita di biciclette nella sua Pescara.

Due ruote e pedali, sicuramente resteranno sempre le sue passioni, anche se non potra' piu' montarci sopra con un numero sulla schiena e una tappa da vincere.
Paga il fatto di essere stato trovato positivo per la seconda volta al Giro d'Italia.
La prima, nel 2009, gli costo' uno stop per due anni poi ridotti a 15 mesi. Come aggravante nel suo passato, anche quella frequentazione con il dottore Carlo Santuccione, medico sospeso a vita dal Coni.
Una recidivita' che ora gli costa la sua professione: "Forse dovevo essere io il primo che doveva pagare per tutti e cosi' e' stato"', osserva Di Luca, che starebbe pensando assieme al suo avvocato, Ernesto De Toni, alla possibilita' di ricorrere in appello.

All'uscita dal tribunale, Di Luca ne ha avute per tutti, anche per il presidente federale, Renato Di Rocco, che in mattinata, nel Giro d'Onore del Ciclismo, aveva tuonato: "Solo uno stupido poteva rischiare queste cose visti i danni che aveva gia' creato al ciclismo".
Di Luca non ci sta e replica: "Di stupidi ce ne sono tanti, uno che mi viene in mente (mistero sul riferimento, potrebbe essere qualche addetto federale, ndr) non fa piu' il lavoro che faceva fino a qualche giorno fa.
Di Rocco puo' dire quello che vuole, sicuramente io ho fatto degli errori ma anche lui nella sua vita di errori penso ne abbia fatti tanti e magari ne commettera' altri".
Un'altra brutta pagina che si volta per il ciclismo, alla costante ricerca di un domani felice e pulito.
Oggi lo stesso presidente del Coni, Giovanni Malago', ha chiesto un ritorno alla serenita' per uno sport messo in ginocchio a causa del doping: "Non sopporto il fatto che si voglia sempre disturbare il ciclismo, quando si deve sempre e solo sistematicamente evidenziare le cose negative che non vanno e sputtanano il nostro ambiente. "Mentre tutte le altre cose - ha aggiunto il numero uno del Comitato Olimpico - sono date per scontate e non fanno piu' notizia e io questo non posso accertarlo, il ciclismo ha pagato un prezzo elevato. E' una specie di dogma evidenziare le cose negative".
L'auspicio e' che quanto accaduto a Di Luca possa far riflettere i giovani sulla strada da seguire.
La piu' breve spesso nasconde solo insidie e scorrettezze.


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