De Fanis - Zingariello, ma come in Regione tutti timbrano e vanno a fare altro? Fantozzi docet?

“De Fanis mi chiamò alle 2 di notte domandandomi se era opportuno pagare con la carta della Regione o con quella personale, ed io gli risposi di fare come volesse.”

Parole di Lucia Zingariello, segretaria dell’assessore agli arresti domiciliari.

Sembrano i due carabinieri delle barzellette, uno fa una domanda e l’altro risponde, discutibili sia l’una che l’altra perché nessuno dei due ha il buon senso di capire che con i soldi pubblici si fa solo l’interesse della collettività.

La dichiarazione della Zingariello, fatta ai magistrati, continua: "In Regione era consuetudine, quando vi entrai io, assentarsi per faccende personali: lo facevano anche i miei colleghi, e non ho mai ritenuto ci fosse alcunché di male. E comunque sono andata una sola volta dall'estetista, ed ho anzi preso parte a varie missioni e riunioni esterne".

Ecco, assentarsi dal lavoro, è una tradizione come quella di fare l’albero a Natale. Siccome lo fanno tutti, perché privarsi di un tale privilegio: esser pagati per andare a farsi un massaggio rilassante o una lampada abbronzante?

La cosa logica era contestare e denunciare un sistema che danneggia la pubblica amministrazione poiché se un cittadino va in un ufficio pubblico per chiedere informazioni non trova mai nessuno, belle scrivanie ma dietro di esse non c’è nessuno. Uscire una o dieci volte è semplicemente grave.

Ma ve l’immaginate una dipendente di un negozio di elettrodomestici che se ne va perché ha un appuntamento galante e vuole farsi la messa in piega? Licenziamento in tronco!

Oggi la Zingariello esprime un certo dissapore nei confronti di De Fanis, ma le dimissioni sono uno strumento che esiste, se non ti piace il tuo lavoro o il tuo datore ti denigra, umilia, puoi sempre andartene.

Viene il dubbio che una posizione privilegiata è difficile da lasciare, anche se bisogna mandar giù dei bocconi amari.

Samanta Di Persio