Del Turco: ''Ho un cancro, ma mi difenderò. Io vittima dei padroni d'Abruzzo''

23 Luglio 2013   16:02  

"Da tre mesi so di avere un tumore, da due sono in chemioterapia. Domani andrò a Roma a chiedere al professor Mandelli di darmi cinque anni di vita, cinque anni per dimostrare la mia innocenza e riabilitare la giunta della Regione Abruzzo che ho guidato''.

Queste le amare parole di Ottaviano Del Turco, in un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica poche ore dopo la sentenza che lo ha condannato in primo grado a nove anni e 6 mesi di reclusione.

Dure poi le accuse dell'ex presidente di regione nei confronti della magistratura:
''Mi hanno condannato senza una prova applicando in maniera feroce il teorema Angelini. Oggi in Italia molti presidenti di corte sono ex pm che si portano dietro la cultura accusatoria. Il risultato, spaventoso, sono nove anni e sei mesi basati sulle parole di un bandito. Hanno cercato disperatamente le prove per quattro anni e non hanno mai trovato un euro, nè la traccia di un euro''

La verità prosegue Del Turco, è che ''io ad Angelini ho tagliato le unghie, ho attivato gli ispettori nelle cliniche private e ho riaprtato nelle casse della Regione 80 milioni di euro. Ho fermato i padroni dell'Abruzzo e loro si sono vendicati.

Ovvero Angelini e i suoi concorrenti, associazione Aiop, che insieme fanno il cento per cento della sanità privata. I ras delle cliniche private erano stati abituati dalle giunte precedenti a prendersi tutto''

E tra i protagonisti di questa oscura trama politico-giudiziaria ordita alle sue spalle, Del Turco annovera anche i Padroni delle autostrade, e il famigerato Partito dell'acqua:

''Vogliamo parlare dei monopolisti autostradali che hanno costruito corsie sei metri più strette rispetto al resto d'Italia e pretendono le stesse tariffe? Vogliamo parlare dei gestori idrici che dicevano che l'acqua di Pescara era quasi buona? Ho rivelato i nomi, la magistratura non ha voluto indagare. Ho fatto un grave errore, ho voluto affrontare questi privati prepotenti tutti insieme e ho perso. Sono stato un massimalista, queste battaglie vanno fatte una per volta.''

Infine un inquietante parallelismo storico-giudiziario: ''Ho preso la stessa condanna di Tortora, e questo mi dà sgomento".

In un'intervista ai microfoni del Giornale radio Rai Ottaviano Del Turco invoca poi una riforma della giustizia: 

'''È un processo che è nato da una vicenda costruita dopo gli arresti, cioè senza prove... hanno cercato disperatamente le prove per 4 anni e non le hanno trovate e hanno dovuto ricorrere a una specie di teorema e con il teorema hanno comminato condanne che non si usano più nemmeno per gli assassini.

Penso - conclude Del Turco - che la giustizia abbia bisogno di una grandissima riforma. E la gente continua a pensare che il problema sia Berlusconi. No, il problema è questa giustizia.

È l'intreccio tra le carriere dei magistrati inquirenti con quelle della magistratura giudicante. Questo porta a delle contraddizioni spaventose e irrisolvibili''.

 


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