Di Nicola dà degli sciacalli agli aquilani "Lo ha scritto Cavalieri", Ciccozzi lo riprende

Dove sta la ragione?

13 Gennaio 2014   07:42  

Ha destato scalpore l'articolo di un giornalista che da sempre è stato attento all'Aquila e alla ricostruzione post sismica, Primo Di Nicola de l'Espresso, il quale scrive in ultimo sulla vicenda delle ultimissime "mazzette" scoperte e del "gran rifiuto" di Trigilia nel non voler più dare un centesimo agli aquilani.

Ma quali sciacalli, all’Aquila anche i ladri sono santi

Vengo simpaticamente (poco) rimproverato, sul blog e social network, da un paio di lettori aquilani, Antonello Ciccozzi e Pierpaolo Bucci, che non hanno gradito l’articolo e tantomeno il titolo “Dopo terremoto: che predatori questi aquilani”, dedicati alla brutta storia di tangenti che ha mandato in crisi il Comune e provocato le dimissioni del sindaco Massimo Cialente.

A parte i soliti mazzettari e tangentisti, l’articolo era dedicato soprattutto a quei terremotati (quelli, non i cittadini onesti) che sembrano approfittare della disgrazia per farsi finanziare dallo Stato pratiche circa tre volte superiori all’importo del danno subito nella propria abitazione.

Tralascio gli aggettivi (e le offese) e vengo al punto. Non vi piace la titolazione, il termine “sciacallo”, bene: come definireste allora le persone elencate da un aquilano doc come il professor Walter Cavalieri (facebook) e che sembrano imperversare all’Aquila?

Citazione dal prof Cavalieri (che ringrazio per l’attenzione):

«Quelli che si sono arricchiti, quelli che si stanno arricchendo, quelli che hanno approfittato. Quelli che hanno fatto la casetta provvisoria con la casa agibile, quelli che incassano parcelle da milioni di euro per progettazione e direzione lavori e al cantiere non ci vanno perché non hanno tempo. Quelli che hanno preso diecimila a prescindere, quelli che con un impero immobiliare stanno nelle C.A.S.E. (gli appartamenti fatti costruire dal governo Berlusconi per accogliere gli sfollati, ndr), quelli che rivogliono il parquet, quelli che praticavano ideologia e arrivismo con la scusa. Quelli che controllare i SAL a che serve tanto non sono soldi tuoi… Quelli che lui non sa niente né niente sapeva. Quanti ne restano?».

Così dice Di Nicola, citando anche il prof. Cavalieri, da sempre aquiano assolutamente critico dell'appena dimesso sindaco Massimo Cialente, gli risponde l'antropologo Antonello Ciccozzi, aquilano, da sempre attento e critico anche lui sui metodi e modi della ricostruzione post sismica:

ancora, ma che fa? insiste? non ho gradito non l’articolo, ma il titolo.
Glielo rispiego:
suo è un titolo con una generalizzazione stereotipizzante che offende una cittadinanza intera in una grave equazione neorazzista (siamo al livello di “italiani mafiosi”). Da un singolo episodio, ha vilipeso e criminalizzato una città intera già provata, un luogo che vive un momento difficilissimo. Ci ha infangato con una definizione violenta e rozza.
Il suo sensazionalismo di bassa caratura è un atto di sciacallaggio.

È come se’, a partire dal caso Ruby, uno avesse titolato: “Che puttane queste donne”.

Certi titoloni stereotipizzanti servono a costruire capri espiatori. Il problema è proprio nella forma, è l’uso sociale che si fa di questa roba. E’ con le forme che si fomenta l’odio sociale: “siete tutti corrotti, allora niente più ricostruzione”.

Pensa che gli altri dopo-terremoti non hanno visto episodi di speculazione? (non solo l’Irpinia, ma anche l’Umbria-Marche e il Friuli)

Pensa che il degrado del centro sinistra aquilano sia diverso da quello del centro sinistra nazionale?

Pensa che il degrado della società civile aquilana sia diverso da quello della società civile italiana?

So solo che L’Aquila si deve liberare di una classe politica locale corrotta ed incapace (che si è ri-legittimata anche grazie alla santificazione del giornalismo politicizzato nazionale) e di un atteggiamento governativo e mediatico che ora sta scegliendo la via della stigmatizzazione. I problemi ci sono entrambi.

Probabilmente la cattiveria di quel titolo le serve ad avere più audience, ma anche il suo è un atto predatorio (e quella di quest’altro titolo non fa che confermare un modo falso, sensazionalistico di fare giornalismo: qualcuno ha detto che siamo tutti santi?).

Questo è giornalismo?

Pensi alle responsabilità di un giornalismo che segue la semplificazione e fomenta l’odio sociale, a quanto ha rovinato l’Italia in questi anni.

se sono quasi 5 anni che mi sgolo a dire che la responsabilità della corruzione nel dopo terremoto aquilano è anche locale (ma non solo: è locale, nazionale, di sinistra e di destra). Adesso lei mi deve venire a dire questo? Vi siete svegliati solo ora che si può fomentare l’italietta con la parolona “mazzette”?
Dello scempio fatto per anni dai poteri locali ve ne accorgere solo ora che non avete più bisogno dell’Aquila per delegittimare Berlusconi?

http://lacittanascosta.blogspot.it/2010/03/dalla-localizzazione-delle-case-al.html

comunque, per coerenza – e per tornare al nocciolo della questione che le ho contestato e che lei cerca in ogni modo di sofisticare – in futuro al prossimo stupro titoli “migranti stupratori” alla prossima escort titoli “donne puttane”, e via dicendo.


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