Dimissioni Papa: Come avviene la cerimonia del Conclave

La cappella Sistina a Roma è la sede in cui si sono svolti gli ultimi conclavi, per l’elezione del Papa.

Il collegio dei Cardinali elettori, in base alla pubblicazione del Motu Proprio di Benedetto XVI, potrebbero decidere di anticipare la data del Conclave, rispetto ai 15 giorni previsti a partire dal soglio pontificio vacante, cioè il 15 marzo.

Ma potrebbe anche procrastinare, per gravi motivi, non oltre comunque i 20 giorni dalla fine del pontificato di Papa Ratzinger, alle ore 20 del 28 febbraio.

Per l’elezione, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebrano la Missa Pro eligendo Romano Pontifice.

Vengono sorteggiati 3 scrutatori, tre revisori e tre infirmatarii e vengono consegnate le schede bianche ad ogni cardinale elettore.

Giunti nel coro della cappella Sistina, il cardinale decano pronuncia per tutti il giuramento.

Quando tutti avranno pronunciato l’ultima parte del giuramento, “ Ed io Cardinale prometto, mi obbligo e giuro”, “Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano”, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia: “Extra omnes” (fuori tutti).

Tutti i cardinali quindi escono dalla Cappella Sistina.

Il Maestro chiude la porta di accesso sotto chiave. L’ecclesiastico conduce la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere.

Per l’elezione dovranno essere disponibili il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, due cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali.

Il camerlengo e i tre cardinali assistenti sono obbligati a vigilare perché non venga violata la riservatezza sia prima sia durante sia dopo le operazioni di voto e di spoglio.

La segretezza è imposta per tutta la durata del conclave: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale non è permesso rivelare informazioni in merito all’elezione.

Per la valida elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui il numero non sia divisibile per tre è necessario un voto in più.

Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi dubbi di voto. Nella prima fase i cerimonieri preparano e distribuiscono 2 o 3 schede a ciascun elettore.

Subito dopo la distribuzione delle schede, ma prima che gli elettori scrivano sulla propria scheda, il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed i cerimonieri escono. 

Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta: “Eligo in Summum Pontificem”.

Sotto la scritta ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale che intende eleggere a Romano Pontefice.

Quindi un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due all’altare dove sono i tre scrutatori e un’urna, dove verrà deposta la scheda.

Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. L’ultimo scrutatore legge le schede e contemporaneamente le fora dalla parte interna, dove si trova la parola “Eligo”, per farvi passare un filo.

Una volta finito lo spoglio, l’ultimo scrutatore fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.

Poi avviene il bruciamento delle schede nella stufa.

Se il quorum non è stato raggiunto si procede a un’immediata nuova votazione. Nel secondo scrutinio i cardinali ripeteranno le stesse operazioni ma senza pronunciare di nuovo il giuramento.

Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l’elezione del pontefice è canonicamente valida.

Allora il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all’eletto dicendo: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?).

E a risposta affermativa, gli viene chiesto: “Quo nomine vis vocari?” (Come vuoi essere chiamato?).

Il candidato risponderà con il nome pontificale.

Dopo l’accettazione si bruciano le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca.

Al termine del conclave il papa neo-eletto si ritira nella “stanza delle lacrime”, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Stanza delle lacrime, perché vige la credenza che il Papa scoppierà a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.