Discarica Bussi, Bratti: "Stato lento ma colpa privati" "Indagheremo su sentenza Chieti"

28 Maggio 2015   14:30  

Al termine del meeting all'interno dell'area industriale di Bussi, oggi di proprietà della Solvay, durante il quale l'azienda ha illustrato alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti lo stato attuale del sito industriale e la produzione corrente, il presidente Alessandro Bratti ha espresso il parere che in merito alla bonifica del sito e delle discariche "nel tempo ci sono stati fatti e cose che hanno rallentato l'intervento del settore pubblico.

Contenziosi tra privati, procedure che non sono andate avanti in modo lineare, e ora la giustizia deve fare il suo percorso: lo Stato deve coordinarsi di più".

Bratti si riferisce soprattutto alla tranche di 50 milioni di euro disponibili per la prima bonifica non ancora utilizzati, tra ministero dell'Ambiente e commissario ad acta Goio c'è stato scarso dialogo, e questo non aiuta, ma è anche vero che ci sono dei responsabili privati che devono assumersi la loro responsabilità", ha concluso Bratti riferendosi ai rifiuti velenosi depositati nelle discariche tra gli anni '60-'70 in poi dalla Montedison. 

A margine del sopralluogo il presidente Alessandro Bratti, è tornato sulle vicende del processo in Corte d'assise a Chieti e sulle denunce di eventuali pressioni sui giudici popolari della Corte d'Assise.
   
Bratti ha confermato che l'istruttoria non finirà oggi con il sopralluogo e le audizioni a Pescara ma saranno acquisiti anche altri aspetti tecnici quali le vicende della sentenza e le recenti denunce.

"Non entreremo mai in conflitto con l'inchiesta che sta conducendo la Procura di Campobasso, ma - ha confermato - siamo al corrente delle notizie in merito, e abbiamo già scritto al Csm per stabilire un contatto, visto che anche il Csm ha aperto un'istruttoria"

 

 


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