Discarica di Bussi, la sentenza attesa per il pomeriggio

Bellelli: "Strategia d'impresa è il movente"

19 Dicembre 2014   10:10  

Dopo 7 anni dalla scoperta, avvenuta nel 2007 ad opera della Forestale, sta per essere emesso il primo verdetto riguardante la discarica del sito di Bussi sul Tirino, di cui secondo l'accusa è responsabile la Montedison, azienda proprietaria degli impianti industriali.

I pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli hanno chiesto condanne che vanno dai 4 ai 12 anni per 18 dei 19 imputati (Camillo Di Paolo, Maurilio Aguggia, Vincenzo Santamato, Guido Angiolini, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Domenico Angelo Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Ginacarlo Morelli, Giuseppe Quaglia, Carlo Vassallo, Luigi Furlani, Alessandro Masotti, Bruno Parodi, Mauro Molinari, Leonardo Capograsso e Salvatore Boncoraglio), e l'assoluzione per il solo Maurizio Piazzardi.

La sentenza di primo grado della Corte d'Assise è attesa per la seconda metà di questo pomeriggio presso il tribunale di Chieti. Qualora le richieste dell'accusa dovessero essere accolte, sarebbe di fatto il primo caso in Italia di condanna per "avvelenamento doloso".

Secondo i pm Mantini e Bellelli, "gli imputati hanno agito in ossegio a strategie aziendali". In particolare, è stato Bellelli a sferrare l'attacco più duro: "Affermare che in tribunale non si processa la strategia di impresa è una pretesa che contrasta con la Costituzione, in quanto la strategia d'impresa è invece tema nel processo, anche se non piace alle difese della Montedison. In questo caso, anzi, la strategia d'impresa è il movente che ha determinato le condotte commissive e omissive di ciascuno degli imputati, altro che impatto mediatico".

Di opinione diametralmente opposta invece la difesa, secondo cui "la megadiscarica dei rifiuti tossici non è mai esisitita". Nelle circa 2.000 pagine di memorie presentate, infatti, i legali (tra cui vi sono nomi eccellenti, come l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, il professor Tullio Padovani e Carlo Sassi) hanno sostenuto come "non corrisponde al vero il dato secondo cui nella discarica Tre Monti sarebbero confluite 250.000 tonnellate di rifiuti dai primi anni '60 fino almeno al 1972, ed al contrario dai documenti emerge che la pratica dello smaltimento è stato un fenomeno circoscritto, durato appena sei mesi, ed avvenuto nella piena consapevolezza della pubblica autorità".

L'avvocato Sassi ha dunque rimarcato come "agli  atti non vi è un solo documento che rappresenti un indice da cui ricavare una spregiudicata volontà di provocare un evento ambientale potenzialmente pericoloso per la popolazione della Val Pescara. Il fatto, inoltre, non si consuma all'interno dello sterminato arco di circa 40 anni indicato dall'accusa, ma quando gli imputati avevano già lasciato gli incarichi presso Bussi".

Padovani ha invece voluto evidenziare come gli imputati, alcuni dei quali ormai in là con gli anni, siano da considerarsi "capri espiatori ed ostaggi processuali che servono ad agganciare la responsabilità di Edison".


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