Draquila a piazza Duomo, a seguire dibattito

Intervista a Sabina Guzzanti

06 Maggio 2010   12:00  

Anteprima a L'Aquila ieri del docu-film di Sabina Guzzanti ''Draquila - L'Italia che trema'' che dal 7 maggio arriverà nelle nelle sale cinematografiche e sarà e in cartellone come evento speciale al Festival di Cannes.

Il tendone di piazza Duomo era gremito all'inverosimile, tanti gli applausi. Non si sono registrate, per ora, contestazioni da parte di altri cittadini che considerano il film una strumentalizzazione del terremoto, e una visione falsata e faziosa di ciò che è accaduto in questi mesi. Particolarità della proiezione erano gli stessi spettatori stipati sotto il tendone, una parte di aquilani che hanno vissuto sulla propria pelle, nel bene e nel male, la tragedia del terremoto e del post-terremoto che è solo agli inizi, e che ha tante verità, che è giusto e legittimo raccontare fino in fondo, senza censure e limitazioni. Anche le verità più scomode e, pensa qualcuno, controproducenti per il buon nome dell'Italia nel mondo.

Il film della Guzzanti si ispira alla lezione del regista americano Michael Moore, che ha raccontato impietosamente la devastazione di New Orleans a causa dell'uragano Katrina e dei tanti errori umani nella fase della prevenzione e della prima emergenza. Draquila è il distillato di centinia di ore di riprese, cui si aggiungono immagini inedite in particolare della notte del terremoto fornite dal sito ww.abruzzo24ore.tv.

Il film la sintesi di mesi di interviste ad aquilani testimonial di se stessi, nelle tendopoli, nelle loro case sventrate e abbandonate, negli alberghi, negli appartamenti del progetto CASE, nei giardini pubblici occupati, nei camper, intorno ai ruderi della loro città presidiata e distrutta, che raccontano le loro speranze e le loro paure.

Protagonista di questo film, esplicitamente di parte, è poi la partecipazione e l'attivismo dei comitati cittadini, ma anche di solitari intellettuali come lo storico Raffaele Colapierta, che spiega perché lui da casa sua in zona rossa non è voluto andare via, declinando l'aiuto e il salvataggio di ''dieci omaccioni'' della Protezione civile che lo volevano portare di forza in un albergo della costa.

E la vecchina terremotata che all'invito di trasferirsi in ospizio, suggerisce in schietto dialetto aquilano alla psicologa della Protezione civile di mandarci sua madre all'ospizio.

E anche il giornalista Giustino Parisse, che nel momento forse più commuovente del film, racconta come è stato lui stesso, dopo l'ultima forte scossa premonitrice in quella maledetta notte, a rassicurare i suoi figli poi morti sotto le macerie, ad invitarli a rimettersi a dormire e a strare tranquilli, perché si era fidato, come tutti, delle rassicurazioni della Protezione civile, del professor Boschi, di Gian Michele Calvi e degli altri ''esperti'' della Commissione Grandi Rischi che avevano escluso la possibilità di terremoti distruttivi e imminenti. E l'architetto Antonio Perrotti, il professor Antonello Ciccozzi, urbanisti, intellettuali che spiegano perché le palazzine del progetto CASE costano uno sproposito, sono montati su piastre antisismiche inutili, e che si potevano trovare soluzioni più economiche, per tutti, e soprattutto che non avrebbero devastato per sempre il territorio.

Compaiono nel film anche i famigerati container, che sia Bertolaso e che Bruno Vespa vedono con il fumo negli occhi. Non quelli dell'Irpinia, ma quelli di nuova generazione con cui si realizzano le case dello studente in Olanda e alberghi a quattro stelle a Dubai e costano molto meno di un appartamento di pari metri quadri del Progetto CASE con il vantaggio di essere removibili e riutilizzabili.

O i giovani aquilani terremotardi che protestano e si indignato perché non è possibile entrare nelle tendopoli e parlare con i loro con-cittadini. O il sindaco Massimo Cialente, che proprio all'inizio del film brancola nel buio della sua città devastata e ad un certo punto crede pure di riconoscere il suo gatto. E gli aquilani in esilio negli alberghi, che hanno nostalgia del loro orto e delle loro galline abbandonate. E gli aquilani che sono ospitati negli appartamenti caldi, confortevoli e super-accessoriati del progetto CASE, ne tessono le lodi e ringraziano di cuore il Governo e il presidente Berlusconi.

La tesi di fondo del film è limpidamente manichea e visceralmente anti-berlusconiana: per il presidente del consiglio Berlusconi il terremoto aquilano è stato un grande successo, mediatico in primo luogo, perché gli ha consentito, con la complicità della propaganda delle televisioni da lui controllate, di mantenere alto il consenso e di distrarre gli italiani dagli scandali sessuali e giudiziari che continuano a piovergli addosso.

Al Cavaliere non viene risparmiato proprio nulla: dalle sue gaffe internazionali, alle intercettazioni della notte con Patrizia D'Addario nel lettone di Putin ai dubbi sulle origini del suo patrimonio, con la testimonianza di Massimo Ciancimino e del giudice Antonio Ingroia.

Il terremoto secondo il teorema della Guzzanti è stato poi per Berlusconi, un grande successo economico, perché, sostiene la Guzzanti, chi è venuto a L'Aquila ad aiutare, prima di tutto ha aiutato se stesso, consolidando un sistema affaristico -politico, a cui, lascia intendere la Guzzanti, non è estraneo il Vaticano e anche la criminalità organizzata che in Italia fattura 120 miliardi di euro l'anno, ed investe molto in cemento.

Nel film continue sono poi le bordate alla Protezione civile, una macchina, secondo l'autrice regista, che elargiscemiladri di euro in  appalti e senza controllo, un meccanismo criminogeno, come dimostrerebbe lo scandalo del G8 della Maddalena, e le inchieste che hanno portato in carcere i cosiddetti imprenditori della cricca, che orbitavano intorno agli appalti gestiti dalla Protezione civile

A seguito di questo film si riaccenderanno i riflettori sull'Aquila dove, pensano molti italiani, tutto è stato risolto, e dove, afferma legittimamente  il capo del Protezione civile Guido Bertolaso, molti sono orgogliosi di aver aiutato tempestivamente i terremotati aquilani, dimostrando di far parte di un paese unito e solidale.

E i riflettori a Cannes si riaccenderanno nel bene e nel male anche sull'Italia. Le polemiche, questo è certo divamperanno per molto tempo. Ma si potrebbe commentare: è la democrazia bellezza. L'importante è che poi, comunque la si pensi, si mantenga qui a L'Aquila un atteggiamento costruttivo, visto che c'è da ricostruire appunto un' intera città e tante esistenze sospese, evitando l'ideologizzazione del terremoto. Riconoscere le cose buone e utili che si fanno e anche che sono state fatte, e nello stesso tempo criticare senza fare sconti a nessuno ciò che non funziona o dovrebbe funzionare diversamente.

La ricostruzione non è infatti un film, con a seguire acceso dibattito.

Filippo Tronca

 


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