Due terzi degli ospedali italiani a rischio crollo in caso di terremoto

Rapporto della Commissione d'inchiesta

08 Febbraio 2013   15:18  

Ospedali vecchi, servizi e cure sanitarie non garantite ed il 75% degli edifici ospedalieri che si “sbriciolerebbe” in caso di un forte terremoto. Ma secondo un rapporto della Corte dei Conti, ci sono 10 miliardi di euro stanziati per l’edilizia ospedaliera, ricevuti dalle regioni e mai spesi, almeno non per gli ospedali.

Secondo il rapporto della Commissione d’Inchiesta del Senato sul Sistema sanitario nazionale il 75% degli ospedali italiani su cui si sono fatte verifiche, circa 200, mostra “gravi carenze”, tanto che “si sbriciolerebbe” in caso di sisma di 6,2-6,3 su scala Richter.

Il 60% avrebbe “carenze per terremoti abbastanza importanti” (intensità 6).

Almeno 500 le strutture in zone sismiche che avrebbero bisogno di “interventi“.

Il rapporto della Commissione d’Inchiesta evidenzia poi una situazione molto disomogenea tra il Nord, che ha un migliore livello di assistenza, e il Sud. Ma spesso le differenze di cure e di agibilità degli ospedali possono essere alte anche all’interno della stessa Regione.

Ed ecco allora che al Nord la terapia del dolore a base di oppiacei è molto più diffusa che al Sud.

Sempre inadeguate anche le cure per i pazienti psichiatrici: 91 strutture usano ancora l’elettroshock al posto delle moderne terapie. Ignazio Marino, del Pd e presidente della Commissione in Senato, ha seguito 9 filoni d’inchiesta ed ha espresso la necessità, per il prossimo governo, “di dotarsi di un’agenzia nazionale di controllo sul servizio sanitario, uno strumento super partes, slegato dalla politica, che valuti le pratiche sul territorio in modo programmatico”.

CURE E ASSISTENZA - Stridono le differenze nei livelli di assistenza tra le diverse regioni, in particolare fra Nord e Sud ma non solo. Chi si rompe un femore, per fare un esempio, viene operato entro 48 ore nell’83% dei casi nella Provincia autonoma di Bolzano, ma solo nel 16% in Basilicata. Per l’accesso alle cure mentali, sottolinea Marino, ci sono “disomogeneità forti anche all’interno della stessa regione: in Calabria la percentuale di pazienti maggiorenni accolti nei Dipartimenti di salute mentale varia da un minimo del 29 a un massimo del 48%. C’è un dato che “ha sorpreso tutti i membri della Commissione”: in 91 strutture ospedaliere italiane si pratica ancora l’elettroshock, 14 in Sicilia. Un “problema”, ha evidenziato Marino, perché “vi si ricorre spesso come terapia di prima linea, senza nemmeno somministrare terapia psicofarmacologica” al paziente.

POPOLAZIONE INVECCHIA – Esistono 2475 residenze sanitarie di assistenza con 152mila posti e la Commissione ha rilevato una “carenza nei controlli”: su 863 effettuati dai Nas nel 2010 ci sono state 371 sanzioni. CONSULENZE ESTERNE – Troppi, secondo Marino, anche i costi per le consulenze esterne: 790 milioni di euro nel 2008. Tanto che, ha suggerito il senatore, cancellandole si potrebbe pensare come “proposta shock” di “restituire ai cittadini i soldi del ticket”.

 


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