Ecco come creare mille posti di lavoro sul Gran Sasso difendendo la biodiversità

04 Febbraio 2013   13:56  

Al nostro microfono l'ecologo Bruno Petriccione illustra nel corso dell'Assemblea cittadina dell'Aquila, un futuro possibile e diverso per il Gran Sasso e le nostre montagne.

Uno sviluppo locale in buona parte alternativo rispetto al cosiddetto Piano Letta, ovvero al Piano turistico comprensoriale che dovrebbe godere di 200 milioni di euro di finanziamento, per infrastrutture, alberghi, per il potenziamento degli impianti sciistici esistenti dell'aquilano ( Campo Imperatore, Campo Felice, Ovindoli)

''Non bisogna puntare sul cemento - esordisce Petriccione-  ma sulla tutela della biodiversità di un territorio straordinario e per certi aspetti unico al mondo.''

Petriccione rivela ad esempio che sono disponibili ingenti risorse economiche per porre rimedio agli errati rimboschimenti effettuati nell'area protetta con il pino nero e che ora stanno ora minacciando la biodiversità.

Oltre 16mila ettari di pini neri che vanno al più presto tagliati, per favorire il rimboschimento con le specie autoctone.

E questo potrà creare per parecchi anni circa mille posti di lavoro.

Accanto a ciò si possono prevedere interventi di ripristino delle cave abbandonate, la rimozione dei vari detrattori ambientali,  la messa in sicurezza del territorio per minimizzare il rischio idrogeologico.  Accedere ai finanziamenti europei previsti per la valorizzazione della rete tratturale che parte dalla Toscana e arriva in Puglia.

Bruno Petriccione insomma propone di cambiare paradigma economico di sviluppo locale. Tornando ad un modello keynesiano con forte gradiente ecologico, magari emendato dai suoi rischi di degenerazione assistenziale e statalista: lo Stato finanzia direttamente grandi opere di manutenzione del territorio, di tutela ambientale e di pubblica utilità, controllandone rigorosamente la filiera e il corretto uso del denaro, massimizzando in un momento di forte crisi la creazione di posti di lavoro e di ricchezza diffusa, spezzando così la spirale economica recessiva creata - detto per inciso - da un sempre più insostenibile modello liberista.  

''Il turismo della neve - commenta Petriccione - non ha futuro, le precipitazione nevose diminuiscono progressivamente e nei prossimi anni non sarà sostenibile economicamente il massiccio utilizzo di innevamento artificiale. Occorre dunque che anche il turismo della neve cominci ad investire per diversificare la sua offerta, non solo per potenziare l'esistente, minimizzando la cementificazione di un territorio la cui bellezza ed integrità rappresenta la carta vincente da giocarsi nei prossimi anni.''

Il discorso vale in particolare per gli impianti di sci di Campo Imperatore. Più che per nuove piste e skydrome sarebbe meglio spendere subito soldi per potenziare le strutture esistenti, come il giardino alpino botanico e il centro visite e per ampliare l'offerta di turismo naturalistico lungo tutto l'arco dell'anno. 

''Un territorio integro e protetto – conclude Petriccone – produce già ora ricchezza. Il Progetto dell' Onu sui servizi degli ecosistemi ha permesso di calcolare in modo scientifico ad esempio che ogni ettaro del Parco nazionale della Majella, produce una ricchezza quantificabile in 12mila euro, quello del Parco nazionale del Gran Sasso di 2000 euro''.

Ricchezza vera rappresentata dall'ossigeno, dall'acqua, dal pascolo, dal bosco, dalla biodiversità vegetale ed animale, dalla bellezza che poi ha ricadute di presenza turistica e di qualità della vita. 

intervista di Filippo Tronca
immagini e montaggio Marialaura Carducci

 


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