Facevano Prostituire una 16enne dopo Averle Promesso una Carriera nel Mondo dello Spettacolo

03 Marzo 2015   05:00  

GENOVA - Simona (nome di fantasia) si prostituiva e girava filmini porno, oltre a posare in foto in cui appariva totalmente nuda.

Le avevano promesso una carriera splendente da modella, ma le avevano anche detto che doveva scendere a compromessi anche se giovanissima, così hanno raggirato una giovanissima studentessa genovese di buona famiglia.

All'inizio si trattava solo di foto artistiche, ma servizio dopo servizio, quelle immagini erano sempre più spinte e meno artistiche fino ad arrivare a girare un film hard.

«Se vuoi fare strada nel mondo dello spettacolo, devi fare anche quelli», le diceva il fotoreporter romano intercettato dagli agenti della polizia postale.

Simona ha iniziato così a girare l'Italia per produrre filmati pedopornografici destinati ad alimentare il mercato tedesco ed americano.

I suoi 'orchi' avevano allestito all' interno di studi fotografici o alberghi di RomaSavonaMilano veri e propri set cinematografici. 

Tredici persone risultano indagate, cinque sono finite in carcere, due ai domiciliari, uno con obbligo di firma, gli altri indagati a piede libero.

Si tratta di persone tra i trenta e sessant'anni originari di Genova, Savona, Roma e Milano.

Tra gli indagati ci sarebbe anche un ispettore di polizia giudiziaria dell'Asl3 ed anche dipendenti del pubblico impiego (autisti di autobus, orafi, impiegati, controllori di Amt, metalmeccanico).

E' stato il sostituto procuratore Alberto Landolfi a ricostruire gli avvenimenti, è anche emerso che per fare entrare la sedicenne negli hotel venivano utilizzati documenti falsi e che in più di un'occasione prima l'avevano fatta ubriacare. Alcuni di questi indagati hanno anche avuto rapporti sessuali con la ragazzina recitando alcune scene nei filmini hard.

La sedicenne veniva pagata fino a 250 euro per fornire queste prestazioni sessuali. Con i proventi, è stato monitorato, faceva shopping e comprava oggetti hi tech. La studentessa genovese era stata agganciata attraverso la pagina di Facebook.

I genitori inizialmente avevano dato il consenso a quegli scatti ma poi sono stati loro a scoprire che le foto non erano artistiche ma pornografiche. In particolare la giovane veniva costretta a posare in foto «met art», di cui il nome dell'operazione di polizia, un tipo di nudoparticolarmente scabroso.


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