Fondi ricostruzione: il destino incerto di centinaia di paesi terremotati

INTERVISTA TELEFONICA A EMILIO NUSCA

08 Ottobre 2013   16:01  

Ieri a Roma nell'incontro con il vice-ministro Fassina c'era ovviamente una delegazione di sindaci in rappresentanza dei comuni terremotati oltre il capoluogo L'Aquila. Anche per loro nessuna certezza sui fondi, tanti, che servirebbero da subito per imprimere alla ricostruzione post-sismica un ritmo minimamente accettabile.

E in molti casi per avviare almeno un cantiere in paesi abbandonati dall'aprile 2009.

Nella nostra intervista telefonica il coordinatore dei sindaci del cratere sismico abruzzese Emilio Nusca fa i conti della spesa: 500 milioni di euro l'anno per i  56 comuni del cratere, ovvero eccetto l'Aquila e le sue frazioni, solo per la ricostruzione delle abitazioni private.

A cui si devono aggiungere altre ingenti risorse, anche qui nell'ordine delle centiania di milioni, per gli edifici pubblici, i sotto-servizi, e per quanto è previsto nei Piani di ricostruzione, man mano in via di approvazione.

E poi non bisogna dimenticare i 109 comuni fuori dal cratere sismico, che però hanno diritto di richiedere fondi per riparare i danni subiti, seppure in misura minore. A larghe spanne servirebbero per quest'ultima voce di spesa circa 100 milioni di euro l'anno.

Il coordinatore Nusca si dichiara per ora ottimista in merito alla partita che si giocherà in queste due settimane, prima dell'approdo in parlamento della Legge di stabilità.

E' legittimo però anche un sentimento di forte preoccupazione. In un Paese che non ha nemmeno più i soldi per salvare la sua compagnia di bandiera i cui aerei rischiano di rimanere a terra per impossibilità di comprare carburante.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini ha ribadito comunque che ''la ricostruzione dell'Aquila rientra tra le priorità dell'azione di Governo'' che ''c'è bisogno di fondi adeguati che vanno trovati considerando un elenco enorme di priorità di interventi a livello nazionale''

Contemporaneamente il viceministro piddino Fassina ha ieri detto no all'ipotesi di un maxi-prestito delle banche, che non avrebbe il via libera dell'Europa, perché aumenterebbe comunque il debito pubblico. E ha negato che ci sia copertura dei 500milioni promessi dal ministro Trigilia. Vedremo come e dove troveranno allora i soldi. .

FT

 


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