GPL al Porto di Ortona Errori clamorosi della Regione, il progetto doveva fare la V.I.A. nazionale!

15 Giugno 2016   10:32  

"La procedura del mega-deposito di GPL al Porto di Ortona si fonda su un errore clamoroso quanto evidente: l'impianto doveva e deve essere sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale nazionale presso il Ministero dell'Ambiente. Invece il comitato VIA della Regione Abruzzo, al di fuori delle sue competenze, ha votato per la non assoggettabilità a V.I.A. Se l'autorizzazione dovesse essere concessa è quasi certa l'apertura di una procedura d'infrazione per violazione della Direttiva 92/2011/CE "VIA" da parte della Commissione Europea" così Augusto De Sanctis per la Stazione Ornitologica Abruzzese e il Forum H2O sul contestato progetto proposto dalla società Seastock (Waltertosto).

Nella nota inviata come osservazioni alla procedura si ricostruisce agilmente, Decreto legislativo 152/2006 "Testo unico dell'ambiente" alla mano, come il Comitato VIA della Regione Abruzzo abbia compiuto ben tre errori.

In primo luogo, ed è l'aspetto più grave, non ha compreso che il progetto, componendosi non solo dei serbatoi ma anche di modifiche all'assetto portuale con la colmata per l'ampliamento della banchina e, soprattutto, con la costruzione di un attracco con terminale per lo scarico del GPL, doveva fare direttamente la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale e non la più semplice verifica di assoggettabilità fatta dalla Regione. 

In secondo luogo la Regione Abruzzo si è impossessata in maniera illegittima di una competenza non sua ma del Ministero dell'Ambiente.

In terzo luogo sulla colmata la Regione Abruzzo comprese una parte della problematica ma nel verbale in cui si decise per la non assoggettabilità a V.I.A. del deposito GPL si limitò a dire che ci sarebbe voluta un'altra procedura autorizzativa specifica per la colmata. Le due cose fanno a pugni. Da un lato si approva un progetto di cui la colmata è parte integrante. Dall'altro si sostiene che c'è bisogno di un iter aggiuntivo. Un progetto unitario non può essere scisso in parti separate, lo dicono montagne di sentenze, tra cui quelle della Corte di Giustizia Europea. Si tratta di un caso esemplare di cosiddetto "salami-slicing": suddividere artificiosamente un intervento per evitare un giudizio complessivo rendendo impossibile valutarne l'impatto ambientale. Tra l'altro ci chiediamo come si possa approvare definitivamente il progetto di deposito quando l'intervento per realizzare il substrato su cui dovrà poggiare deve essere ancora valutato!   

Basta leggere il Testo Unico dell'Ambiente per far emergere in maniera cristallina tutte queste criticità.

Se si consulta il sito del Ministero dell'Ambiente dedicato alle procedure di V.I.A. si avrà la riprova di tutto ciò. Infatti tutti  i progetti di terminali per scarico e carico di sostanze nonchè le modifiche ai porti esistenti (colmate, attracchi ecc.) fanno la procedura nazionale di V.I.A. presso il Ministero dell'Ambiente.

A suo tempo fu impossibile per i cittadini intervenire presso la regione Abruzzo per avvisare dei gravi errori rpocedurali in quanto i file degli elaborati progettuali non erano leggibili, come fecero emergere anche alcuni giornali. Ci furono anche forti polemiche all'epoca ma la Regione Abruzzo si rivelò refrattaria a pubblicare i file in formati accessibili ai più. Il dibattito rimase quindi limitato alla questione dei serbatoi e non ci si potè occupare delle modifiche all'assetto portuale (colmata e attracco+ terminal) che, come abbiamo visto, sono fondamentali per stabilire l'esatto iter valutativo.

Ora che, finalmente, i documenti progettuali divengono facilmente consultabili sul sito del Comune questi problemi emergono nella loro evidenza. Il progetto manca, quindi, della procedura di V.I.A. che deve essere svolta nelle fasi preliminari dell'iter autorizzativo. 

Riteniamo, quindi, che l'intero iter sia pesantemente viziato a e rischio di procedura dì'Infrazione qualora il deposito venga approvato.

Ovviamente nelle osservazioni si evidenziano tutti i gravissimi rischi dell'impianto per l'intera città di Ortona. Sulla sicurezza si sono limitati a valutare i casi di incidente con portata più limitata, non sottoponendo ad analisi gli eventi catastrofici che pure possono verificarsi. A San Juanito in Messico nel 1984 ci furono 500 e 5000-7000 feriti in una città di 40.000 abitanti per una fuga di 11.000 mc di GPL. Ora ci dicono che le procedure sono migliorate. Basta però far comparire all'orizzonte una nave fuori controllo che si schianta sulla banchina per evocare scenari da guerra. Impossibile? Nel 2013 a Genova la Jolly Nero abbattè addirittura la Torre di Controllo del porto.

Tutto ciò senza scomodare il terrorismo come pure si potrebbe fare.


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