Gdf Pisa, Operazione "Flower 2". Sequestrati Beni Per 11 Milioni Di Euro, 6 Arresti

03 Dicembre 2015   13:53  

Maxi operazione della guardia di finanza di pisa e della locale sezione di polizia giudiziaria presso la procura della repubblica contro un’organizzazione criminale transnazionale dedita all’esercizio abusivo dell’attivita’ finanziaria e alla truffa.

Arrestate 6 persone e altre 16 denunciate a piede libero; effettuate 14 perquisizioni; sequestrati beni immobili

– autoveicoli
– titoli finanziari
– denaro
- gioielli

per un valore di circa 11 milioni di euro.

la guardia di finanza di pisa e la sezione di polizia giudiziaria della guardia di finanza della procura della repubblica di pisa hanno eseguito nr. 6 ordinanze di misure cautelari personali, di cui una nel regno unito, e un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per la capienza di 32.000.000 di euro.

I provvedimenti sono stati emessi dal g.i.p. dr. giulio cesare cipolletta su richiesta della procura della repubblica di pisa, dr. giancarlo dominijanni.

Le indagini hanno riguardato, complessivamente, nr. 22 persone indagate per i reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria e alla truffa.

L’operazione ha consentito di sequestrare, sul territorio nazionale ed in numerosi paesi europei e extraeuropei i seguenti beni, per un controvalore di circa 11.000.000 di euro:

1. nr. 33 immobili; 2. nr. 10 terreni; 3. nr. 9 autovetture; 4. nr. 24 societa’; 5. diamanti – orologi e anelli di pregio; 6. conti correnti, somme di denaro contante e titoli finanziari per un valore di circa 200.000 euro.

E' questo l’epilogo di lunghe e complesse indagini patrimoniali, reddituali ed economiche, completate con attività tecniche e proiezioni investigative internazionali, incentrate su un sodalizio criminale attivo in tutto il mondo grazie alla presenza capillare di brokers affiliati i quali avevano lo scopo di reperire i clienti.

La perdurante crisi economico-finanziaria, nonché la difficoltà per le banche di erogare finanziamenti, induceva gli ignari imprenditori a richiedere titoli finanziari (obbligazioni; bond) all’organizzazione criminale così da poterli presentare quali garanzie alle banche stesse ed ottenere quindi liquidità.

L’illecito sodalizio, agendo nell’ambito di truffe anche milionarie, prometteva di prestare o vendere i titoli (esistenti ma non nella loro disponibilità) dall’ingente valore facciale, a mezzo delle numerose società estere riconducibili agli indagati.

Questi ultimi, sprovvisti di qualsiasi abilitazione all’attività finanziaria, predisponevano dei contratti da far firmare al cliente e, utilizzando documentazione contraffatta, chiedevano il pagamento di una caparra al fine di prenotare i predetti titoli i quali non venivano, poi, mai consegnati allo stesso.

I successivi sviluppi investigativi, grazie alla collaborazione con l’unità europea di cooperazione giudiziaria denominata eurojust, congiuntamente alle autorità degli u.s.a. (federal bureau of investigation di los angeles e la security exchange commission dell’alabama), del regno unito (serious fraud office di londra), della svizzera e del lussemburgo, sono stati finalizzati ad individuare l’ingente illecito patrimonio accumulato dall’associazione criminale, nel corso di più di dieci anni, e calcolato essere di circa 32.000.000,00 di euro, soldi transitati su decine di conti correnti esteri e società dislocati nei cd. paradisi fiscali quali: lussemburgo, svizzera, panama, cipro, dominica, repubblica di san marino etc.

La fruttuosa collaborazione con l’f.b.i. di los angeles e la security exchange commission dell’alabama, in particolare, consentiva altresì di individuare l’esistenza di ulteriori due associazioni criminali, una americana e l’altra europea, che collaborava con il sodalizio italiano e che ha consentito alle citate autorità di polizia straniera di smantellare tali organizzazioni.

Il contributo, invece, del serious fraud office, ha permesso di far luce sulla posizione di uno dei principali indagati, un commercialista italiano residente a londra il quale, oltre ad amministrare una delle società attiva nelle operazioni truffaldine forniva, con il suo studio in londra, la base logistica all’associazione criminale oggetto d’indagine.


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