Giornalisti in zona rossa, l'impegno a non spegnere i riflettori

Di direttori solo Corradino Mineo e la Berlinguer

22 Giugno 2010   14:20  

Parte da San Bernardino la visita dei giornalisti delle testate nazionali invitati a L'Aquila dal sindaco Cialente, per rendersi conto dello stato delle cose a 14 mesi dal terremoto. In una cartellina consegnata dal Comune, i numeri di una città devastata dalla furia della natura: trentunomila gli sfollati ancora assistiti, 70 i milioni di euro che restano da pagare alle strutture ricettive, migliaia le aziende in crisi o che ancora non riescono a riprendere la propria attività.
La folta rappresentanza di quotidiani, agenzie di stampa, radio e televisioni entra nella zona rossa: prima tappa piazza San Pietro, uno dei quartieri del centro più colpiti dal terremoto.

E non sono mancate le proteste di qualche cittadino contro il modo con il quale spesso molte televisioni, hanno descritto la realtà aquilana.
Al seguito di Cialente qualche decina di giornalisti, ma solo due i direttori di testata, ai quali era rivolto l'invito ad essere oggi in città.

Non accolto, almeno per ora, il contro invito di Guido Bertolaso, che aveva esortato i responsabili dei media a non limitarsi a visitare il centro storico, ma anche quanto di buono fatto nella gestione dell'emergenza. La visita si conclude, davanti la Prefettura.

Più di ogni altra cosa, per rispondere all'invito del Capo della Protezione civile, sembra appropriata la dichiarazione fatta ieri dall’ingegnere Adriano La Barba, aquilano che ha lavorato alla ricostruzione post terremoto del Friuli, che descrivendo la situazione del capoluogo a oltre 14 mesi dal sisma ha detto: “Faccio un appello ai giornalisti, che lavorano sulla parola: non usate il termine ricostruzione. All’Aquila la ricostruzione non è mai iniziata”.

Nelle interviste Massimo Cialente (sindaco L'Aquila), Corradino Mineo (direttore Rainews24), Bianca Berlinguer (direttore Tg3).

(MS)


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