Gran Sasso, No all'escalation radioattiva senza se e senza ma

Appello alla mobilitazione generale e alla trasparenza. Mercoledì assemblea a Teramo.

12 Ottobre 2017   13:07  

Gli effetti di un eventuale incidente nucleare nei Laboratori del Gran Sasso rischiano di avere conseguenze catastrofiche su quasi tutto l'Abruzzo, parte delle Marche e sull'Adriatico.

La quantità di emissioni della sorgente di Cerio144 in arrivo entro Aprile 2018 dalla Russia, da Mayak dove si sta manipolando il combustibile nucleare proveniente dal reattore della Centrale nucleare di Kola, è dell'ordine di grandezza del rilascio in mare a Fukushima di Cesio137 (che è stato responsabile di una parte considerevole delle emissioni).

La sorgente radioattiva in questione, secondo i documenti redatti dagli stessi scienziati (ma non abbiamo per ora accesso a documenti di enti pubblici) è tra 100.000 e 150.000 curie, cioè tra 3,7 e 5,55 Petabecquerel (PBq). A Fukushima secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica per il Cesio137 finito in mare vi sono diverse stime che oscillano tra 2,7 e 5,7 Petabecquerel. Il valore di 1/4 uscito in questi giorni era riferito alla stima peggiore contenuta in una delle numerose ricerche che si sono occupate dell'incidente giapponese citate dall'IAEA, giusto per usare il valore più conservativo.

Lì parliamo di emissioni in un oceano, qui di un rilascio che potrebbe avvenire dentro una montagna piena d'acqua e da qui interessare diversi corsi d'acqua dal Pescara al Tronto fino ad arrivare all'Adriatico che in confronto al Pacifico è una vaschetta. Un rilascio massivo di quella sostanza dal contenitore renderebbe immediatamente radioattiva l'acqua usata negli acquedotti di L'Aquila e Teramo. Idem quella dei fiumi sui due lati della montagna, dal Pescara al Vomano fino al Tronto (per le varie captazioni Enel che rimandano alla fine parte dell'acqua anche in quel fiume). Si perderebbe l'acqua per l'irrigazione. Difficilmente un territorio simile avrebbe un futuro, tenendo anche conto della necessità di evitare la contaminazione per esposizione diretta della popolazione. Per non parlare dell'Adriatico, che sarebbe raggiunto e contaminato in poco tempo.

Quello che aggrava, se possibile, la situazione è che già ora i Laboratori sono classificati come Impianto a Rischio di Incidente Rilevante sulla base della Direttiva Seveso Ter a causa dello stoccaggio in due esperimenti di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose e infiammabili, 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino. Già questo dovrebbe far tremare le vene ai polsi visto che, tra l'altro, i laboratori non possono neanche vantare un passato cristallino in considerazione dei diversi incidenti che si sono verificati, con risvolti tragicomici se non stessimo parlando della contaminazione dell'acqua potabile e di quella di un parco nazionale.

Ebbene, la potente sorgente radioattiva di Cerio sarebbe piazzata proprio al di sotto del contenitore di Borexino con centinaia di tonnellate di un idrocarburo! Il tutto in sotterraneo. Un incubo dal punto di vista dei rischi, in considerazione del possibile effetto domino (un'avaria in un impianto che causa incidenti in altri impianti vicini) e anche dal punto di vista degli interventi in caso di incendio grave o terremoto.

Come si guarderebbe un'azienda se decidesse di stoccare grandi quantità di sostanze radioattive sotto un serbatoio di benzina, in un territorio a massimo rischio sismico e letteralmente sopra l'acquifero che rifornisce di acqua 700.000 persone? Come giudicheremmo tale azienda e i loro dirigenti se si comportassero come i Laboratori che non solo si sono ben guardati in questi anni dal divulgare alla comunità che li ospita le loro intenzioni ma sono anche arrivati in questi giorni a negare l'evidenza ammettendo i fatti solo ieri e solo grazie al vero e proprio lavoro di inchiesta della stampa e della Mobilitazione per l'Acqua Gran Sasso? Raccontando la solita stantia versione edulcorata, che ammette tra le righe che nonostante la schermatura di 19 cm di tungsteno mai realizzata finora al mondo, una leggera quantità di radiazioni esce nelle immediate vicinanze della sorgente radioattiva*.

In ogni caso a chi parla di schermature risolutive per la sicurezza ricordiamo che anche i reattori nucleari sono schermati, fino al primo incidente.

Qui pare passare in cavalleria che con il terremoto sul vicino monte Vettore vi è stata una dislocazione in superficie di oltre un metro tra i due lati della frattura. Un evento a cui nessun ingegnere può far fronte nella pianificazione di esperimenti come Borexino e Sox.

È insopportabile che tutto ciò sia stato progettato e forse autorizzato dagli enti senza avvertire in alcun modo la popolazione, calpestando diritti fissati nella Convenzione di Aarhus. È inaccettabile far correre rischi a questi livelli per anni a milioni di persone, visto che la sorgente di Cerio144 rimarrebbe nei laboratori per un anno e mezzo, seguita con ogni probabilità da altri esperimenti simili che sono già in fase di programmazione.

La Regione Abruzzo, le province e i comuni assicurino da subito la pubblicazione e divulgazione di tutta la documentazione autorizzativa varata finora sull'esperimento SOX. Si valuti la legittimità di eventuali atti e comunque ci si schieri a difesa del territorio e della popolazione senza "per ora", senza "se" e senza "ma"!

Ricordiamo che l'Art.94 del D.lgs.152/2006, in attesa di più puntuali provvedimenti delle regioni, vieta lo stoccaggio di sostanze radioattive entro 200 metri dai punti di captazione idropotabile.

È scandalosa, però, la colpevole inadempienza della Regione Abruzzo che da 11 anni non perimetra e norma con vincoli adeguati le zone di protezione circostanti i punti di captazione idropotabile e la zone di salvaguadia per la ricarica degli acquiferi. In assenza di tale provvedimento valgono i suddetti limiti blandi fissati dal legislatore nazionale in attesa dell'azione più puntuale e caso-specifica delle regioni. Per un acquifero di valore europeo come quello del Gran Sasso, estremamente vulnerabile per la grande permeabilità del contesto, pensare che la protezione dell'acqua fonte di vita sia affidata ad una norma nazionale transitoria per forza di cose generica e non a scelte fondate sulla situazione locale come prevede la legge fa pensare. La Regione è quasi nuda davanti a sfide e rischi di questo genere.

Facciamo appello al ricorso al buon senso e ad un'opposizione dura e compatta dei cittadini e delle istituzioni che vogliono rappresentarli a tale progetto. Qualsiasi bravo ricercatore sa che esistono dei limiti alla ricerca. I singoli specifici esperimenti devono essere compatibili con il contesto. Visti i numerosi problemi con l'acqua già verificatisi e i potenziali rischi di questo esperimento finora non sono considerati i diritti dei cittadini a vivere in tranquillità e in un ambiente sicuro, usando le risorse che offre loro naturalmente il territorio,

Intanto per mercoledì 18 ottobre a Teramo presso la sede di Teramo Nostra in via Romani 13, si terrà una prima assemblea sull'argomento promosso dalla Mobilitazione Acqua Gran Sasso per stabilire tutti assieme i prossimi passi.



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