I cassintegrati della Italcementi bloccano la Tiburtina, lotta dura a Scafa per evitare la chiusura

27 Agosto 2013   12:19  

Tiburtina bloccata, questa mattina, a Scafa, per via di una protesta dei lavoratori della Italcementi, l'azienda che ha annunciato per il 31 gennaio 2014 la chiusura dello stabilimento situato in provincia di Pescara.

Si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica e si sono spostati in strada, nei pressi del parcheggio, per dire no alla politica che sta portando avanti l'azienda, confermata ieri nel corso di un incontro che si e' svolto nella sede di Confindustria, a Pescara.

"Noi chiediamo - dice Gianni Panza della Uil, presente stamani alla manifestazione con i lavoratori - che la Italcementi mantenga in essere il piano di ristrutturazione e riorganizzazione che prevedeva la cassa integrazione fino al gennaio 2015 per il 50% degli addetti, senza tornare indietro.

Nel frattempo, l'azienda puo' anche elaborare e presentare un progetto per mettere a disposizione di altri soggetti imprenditoriali il sito, per favorirne la riconversione. Non accettiamo cioe' l'ipotesi di chiusura e chiediamo garanzie per i lavoratori nel caso in cui, dal 2015, si dovesse puntare alla riconversione".

Panza ha annunciato per giovedi' mattina un'altra manifestazione di protesta.

Attualmente a Scafa sono operativi 70 lavoratori in cassa integrazione, a rotazione, decisione presa dalla Italcementi per far fronte al ‘'difficile andamento del mercato dei materiali da costruzione in Italia, dove il consumo di cemento è sceso ai livelli che non si registravano dalla fine degli anni 60’'', come si legge nelle premesse del piano industriale che il gruppo ha stilato per i prossimi tre anni.

Dura la presa di posizione del sidaco di Scafa Maurizio Giancola, al termine di un vertice tra enti locali svolto ieri alla presenza dei rappresentanti dell’Italcementi, sindacati, del vicepresidente della Regione Alfredo Castiglione, del Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, dei sindaci dei comuni di Scafa, San Valentino, Manoppello, Lettomanoppello, Abbateggio, Roccamorice e Tuttivalignani, delle Segreterie sindacali Rsu e provinciali e dei lavoratori.

“Saremo pronti - ha affermato Giancola - ad affilare le armi per evitare che venga modificato il piano sottoscritto dall’Italcementi e dal Ministero del Lavoro lo scorso 14 gennaio 2013, un accordo in cui era garantita la cassa integrazione per i lavoratori per 24 mesi e che oggi viene messo in discussione paventando una possibile chiusura del cementificio di Scafa il 31 gennaio 2014.

Un’ipotesi di smantellamento da cui dipende il destino di 70 lavoratori che sono legati allo stabilimento da più di quarant’anni, 160 se si considera l’indotto.

L’Italcementi dovrà rispettare gli accordi nazionali sottoscritti nel gennaio scorso, accettati dalle parti sociali, contrariamente ai quali oggi la cassa integrazione, che era intesa per ristrutturazione, è diventata per cessazione attività. Pertanto saremo disposti a battere i pugni sul tavolo e ad allargare la discussione sulla possibile chiusura dell’Italcementi a Scafa a livello nazionale, qualora sia necessario, per tutelare i nostri concittadini.

Ovviamente, nel caso in cui la decisione di chiudere lo stabilimento di Scafa fosse irrevocabile, chiederemo all’Italcementi un impegno formale a rinunciare all’istanza di rinnovo delle concessioni minerarie, in scadenza a giugno 2014.

Un atto necessario in quanto se l’Italcementi ha deciso di abbandonare Scafa, bisognerà lasciare agli altri imprenditori la possibilità di investire sul nostro territorio.

Inoltre ribadiamo ai vertici dell’Azienda che chiudere lo stabilimento non significherà semplicemente mettere un lucchetto ai cancelli della fabbrica: i sindaci del bacino minerario hanno intenzione di mettere in campo tutti gli strumenti in proprio possesso per ottenere una bonifica del suolo e il ripristino delle strade martoriate per anni dal passaggio dei mezzi del cementificio.

I sindaci del bacino minerario pescarese – ha continuato il sindaco Giancola – non ci stanno e chiedono, a fronte delle tante concessioni fatte negli anni dal territorio, che l’Italcementi riveda i propri piani di chiusura.

Pertanto invitiamo la Regione Abruzzo a vigilare sulle voci che sono circolate nelle ultime settimane circa la possibile realizzazione di un nuovo opificio a Bussi mediante l’utilizzo di fondi pubblici per la bonifica del sito. Una prospettiva che va scongiurata a tutti i costi poiché rappresenterebbe un ulteriore schiaffo ai lavoratori che hanno dedicato la loro vita allo stabilimento di Scafa.''

 


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