I dipendenti regionali difendono con i denti il salario accessorio: ''Senza rischiamo la miseria''

23 Luglio 2013   17:57  

''In questo periodo di crisi, il potere di acquisto dei salari dei dipendenti pubblici è ampiamente diminuito tanto da toccare la soglia della povertà fissata dall'Istat a circa 1.400 euro al mese. In tale contesto il salario accessorio per il nucleo familiare di un dipendente monoreddito rappresenta una risorsa essenziale per la sopravvivenza e la mancata erogazione ne compromette la stabilità e la serenità familiare''.

Con questa argomentazione i dipendenti regionali difendono a spada tratta il loro salario accessorio che va dai 150 ai 250 euro al mese, che si aggiunge allo stipendio. Un extra che da quest'anno rischia di essere più magro, perché la torta dei 15 milioni di euro stanziati nonostante la pesante crisi economica dalla Giunta regionale, dovrà essere ripartita anche con 300 nuovi dipendenti precedentemente in servizio presso gli enti regionali sciolti come Arssa, Aptr e Abruzzo Lavoro.

"I dipendenti - si legge in una nota - sono assolutamente pronti a un dialogo costruttivo sulle sfide della buona amministrazione a cui peraltro non si sono mai sottratti ma non si possono scaricare le conseguenze dello scioglimento degli enti strumentali regionali solo sul personale.

Tutto ciò anche nell’interesse delle risorse pubbliche amministrate, dei cittadini abruzzesi e dell’economia regionale: è noto infatti che se si riduce ulteriormente il potere di acquisto dei dipendenti, in periodi di ristrettezze, non possono che soffrirne anche tutti gli altri operatori economici".


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