I numeri della crisi aquilana, con buona pace degli ottimisti dell'obbligo

22 Ottobre 2011   08:00  

'' A L'Aquila la crisi economica è amplificata dai danni che il terremoto ha provocato nei settori produttivi, per il decentramento della popolazione e per la perdita della socialità quale conseguenza della nuova pianificazione abitativa''. 

Non è un passaggio di un volantino del popolo delle carriole,  bensì è scritto a chiare lettere nel rapporto che il Governo ha inviato a Bruxelles per perorare la costituzione di una zona franca con relativi benefici fiscali ed economici nel cratere sismico aquilano.

La ricostruzione del resto deve essere prima di tutto economica e sociale lo dicono un pò  tutti e lo ripetono come un mantra. Fuori dubbio che la ricostruzione pesante porterà soldi e farà muovere gli ingranaggi dell'economia in quello che diventerà il cantiere più grande d'Europa.  In attesa che, come si suol dire con un po' di retorica, L'Aquila torni a volare, può essere utile tenere i piedi per terra e snocciolare i numeri che fotografano le difficoltà del cratere a 30 mesi dal sisma.

Tra il 2010 e il 2011, i dati sono forniti dalla Cisl, le ore di cassa integrazione sono cresciute, nell'industria, dell'81,8%, nell'edilizia del 7,1%. Questi invece i dati Inps aggiornati a settembre relativi all'intera provincia: 6 milioni di ore di cassa integrazione, quando nel prima del sisma erano 850 mila. La Confindustria stima in 7mila i disoccupati.
Drammatica poi la situazione di circa un migliaio di cassintegrati che  a L'Aquila lavoravano nel settore del commercio e dei servizi, costrette a vivere con 400 euro al mese, a seguito dei progressivi tagli al loro assegno mensile. E degli ex-dipendenti di Finmek, Alenia e Compel, 150 solo nel capoluogo, disoccupati con età media 58 anni, che non potranno forse agganciarsi alla pensione. Non sono contemplati in queste rilevazioni i lavoratori in nero - erano più di un terzo, dati Adsu del 2008, dei commessi e camerieri nel centro storico dell'Aquila - i quali, se dopo il sisma hanno perso il lavoro, nessuno se ne è accorto. Come invisibile e dimenticata è la drammatica condizione di migliaia di giovani precari, che si devono accontentare , a L'Aquila come nel resto d'Italia, di stipendi quasi sempre al di sotto della soglia di povertà. E a L'Aquila come in Abruzzo si suppone che, dati di Bankitalia, tra le persone di eta' compresa tra i 15 ed i 24 anni, il tasso di disoccupazione e' attestato al 30%.

Non si conosce poi il numero delle famiglie che riescono a tirare avanti grazie all'assegno di autonoma sistemazione, di cui godono ancora oltre 12mila sfollati, che hanno rinunciato agli appartamenti del progetto Case e progetto map, o grazie al fatto che i circa 20mila dimoranti al progetto case e al progetto Map per ora non pagano affitti e le bollette del riscaldamento molto basse in virtù della buona coibentazione.

Tornando ai numeri disponibili: delle 900 attività commerciali presenti in centro storico – Confocommercio - solo 600 si sono ricollocate in periferia. 300 non hanno riaperto. Solo 31 si sono ricollocate nel centro storico. E lancia poi l'allarme la Cna: centinaia di attività sono a rischio chiusura, se dovranno restituire al 100% le tasse arretrate e sospese dopo il sisma, a partire da dicembre. Dieci rate su 120 subito, che si aggiungeranno alle tasse che fino all'ultimo euro si pagano già. E L'Aquila, ironia della sorte, diverrebbe la città in Italia dove si pagheranno per anni più tasse in assoluto.

Nel rapporto consegnato a Bruxelles si cita poi il crollo degli arrivi e delle presenze dei turisti.  Le strutture ricettive sono andate avanti finora ospitando i terremotati, rimborsate dalla Protezione civile, ma ora che la fase acuta dell'emergenza per fortuna è finita, e di sfollati in albergo ne sono rimasti in circa 400, la situazione per il settore si fa molto più difficile.

Incrociando i dati relativi alle richieste al Comune dell'Aquila di alloggi popolari, sussidi, esenzione dal pagamento del servizio mensa a scuola per i propri figli, si può asseverare che sono oltre duemila i nuovi poveri dell'Aquila. Aumenta poi il numero dei minori aquilani a rischio, assistiti dal Comune, perché, confermano gli assistenti sociali, cresce il disagio nelle famiglie, i litigi, gli abusi, l'alcoolismo, le separazioni. Del resto secondo una ricerca dello Spes, il 70 per cento degli aquilani e' affetto da costante sensazione di tristezza, apatia, scoraggiamento e insoddisfazione.

Questi i numeri della crisi. Ma oltre la matematica c'è il cuore: e nonostante tutto, la forza d'animo di tanti aquilani, la loro determinazione di ricostruire la città pietra su pietra, più bella e viva di prima, quella non è ancora crollata.

F.T.

Immagini e montaggio Marialaura Carducci


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